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Agcom in prorogatio, in silenzio sulla pirateria ma attivissima sulle quote: un inaccettabile strabismo

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Giulio Bucchi
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L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è in regime di prorogatio, è vero, ma non si possono chiudere gli occhi di fronte agli ultimi avvenimenti che hanno visto l'Autorità agire in maniera ambivalente e contraddittoria: da una parte protagonista di un'inspiegabile inerzia (in tema di pirateria) e dall'altra di un eccessivo interventismo (in tema di quote).  Sorprende infatti il silenzio assordante di AGCOM in merito alla recente attività condotta dal Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza, che con l'aiuto di Fapav ha portato all'identificazione di 223 utenti finali responsabili di aver acquistato abbonamenti pirata alla pay tv. L'operazione costituisce una grande novità per il nostro Paese, con un forte significato legato all'identificazione dei clienti finali coinvolti. Non si comprende come mai l'Agcom, da anni protagonista nella lotta al crimine della pirateria, abbia deciso questa volta di non far sentire la propria voce a favore dell'importante risultato ottenuto dalla Guardia di Finanza insieme alla Fapav. Ci sembra un'occasione persa che non trova possibili giustificazioni. Dall'altro lato, seppure in regime di prorogatio, lunedì 17 febbraio la stessa Autorità ha pubblicato un comunicato stampa con il quale ha annunciato l'approvazione del regolamento a tutela della programmazione e produzione di opere audiovisive europee. Nello stesso comunicato viene precisato quello che appare nella sostanza un regalo di Agcom a favore degli OTT stranieri e contro l'industria italiana della creatività, dal momento che l'Autorità ha deciso di disapplicare la norma del Decreto Cultura approvata quest'estate dal Parlamento che prevedeva un aumento delle quote di investimento per i fornitori di servizi di video on demand esteri senza sede e dipendenti italiani. Preoccupa altresì che la stessa Agcom abbia trasmesso una segnalazione al Governo per proporre la costituzione di un fondo per la produzione, alimentato dal 3% delle entrate generate dai servizi di media audiovisivi a richiesta. Una operazione contro l'Italia e contro chi opera nel nostro paese a favore di chi già evade le tasse e trae profitto. Proprio mentre il premier Conte e il ministro Gualtieri cercano di barcamenarsi contro l'evasione. Uno strabismo inaccettabile causato da un'Autorità allo sbando, che di indipendente non ha più nulla, che solo poche settimane fa era intervenuta con un comunicato stampa per replicare all'intervento su un giornale di un suo commissario che forniva dati sulle presenze dei politici nei TG nazionali lamentando la scarsa attenzione al PD. Un triste epitaffio di una consiliatura modesta che non ha regolato un bel niente.

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