Vicenza, violenti scontri e lacrimogeni
al corteo contro la base americana
Tafferugli tra polizia e manifestanti al corteo contro l'ampliamento della base militare di Vicenza. Sono volati sassi e lacrimogeni. Una tensione esplosa dopo la richiesta del corteo che voleva poter sfilare senza la presenza delle forze dell'ordine. Secondo gli organizzatori, la presenza non prevista degli uomini in divisa non permetterebbe un regolare svolgimento della manifestazione. "Non aspettiamo di essere a contatto diretto con le forze dell'ordine, non vogliamo rischiare. Loro devono rimanere all'interno dell'area del Dal Molin come era previsto. Le strade della città sono nostre e devono essere lasciate libere abbiamo diritto di percorrerle liberamente - dice il leader del comitato 'No Dal Molin' Cinzia Bottene - "Non abbiamo mai nascosto le nostre intenzioni, oggi varcheremo la linea rossa ed entreremo nella base, per noi non e' un'occupazione". In testa alla lunga fila ci sono le donne del presidio con lo striscione “No Dal Molin, yes we can”. Il corteo si è mosso dal punto di raccolta e per raggiungere il luogo dove da anni è allestito lo storico presidio. Il percorso prevede il giro della zona recintata attorno alla quale sorgerà la nuova base. Le previsioni parlavano di 10.000 persone e la Digos di Padova aveva già fermato alcune auto di giovani disobbedienti in partenza dal festival di radio Sherwood. All'interno delle vetture la polizia aveva rinvenuto sacchetti con bulloni e biglie e un giovane è stato fermato e portato in questura. Mentre Luca Casarini, leader dei centri sociali del Nordest, attacca le forze dell'ordine, da parte sua il portavoce del presidio 'No dal Molin' Marco Palma ribadisce che il corteo che si è avviato in questi minuti verso l'area dell'aeroporto “vuole essere una prova generale in vista del G8”. Per quanto riguarda il G8, dovrebbero restare un punto fermo le intenzioni dei comitati cittadini aquilani che chiedono di limitare al massimo le manifestazioni, favorendo le iniziative di sensibilizzazione sulla realtà del sisma. Il timore è quello che gli eventuali incidenti possano oscurare a livello mediatico quelli che sono i veri problemi della ricostruzione. E' intervenuto anche Vittorio Agnoletto che ha fatto notare che “se Obama non rinuncia alla base di Vicenza vuol dire che non rinuncia alla politica imperiale e neo coloniale di dominio degli Usa". Per l'ex leader del Socialforum, tra i promotori del G8 di Genova, quello di Vicenza è dunque "un banco di prova" per il presidente Usa. Ma lo è anche per i movimenti. "Si può vincere la partita solo con la capacità degli attivisti del Movimento - dice - di stare dentro alle proteste che nascono dalla gente, a Vicenza come a L'Aquila e in altri luoghi”.