Caso Aldrovandi: condannati
i quattro poliziotti
Tre anni e sei mesi: sono le condanne che il tribunale di Ferrara ha stabilito per i quattro poliziotti accusati di eccesso colposo nell'omicidio di Federico Aldrovandi, il ragazzo di 18 anni morto il 25 settembre 2005, nel corso di un intervento della polizia. Alla lettura della sentenza da parte del giudice Francesco Maria Caruso, i genitori del ragazzo si sono abbracciati e hanno pianto, mentre in aula sono partiti gli applausi. La difesa: non è ancora finita - Gli avvocati dei quattro agenti promettono però battaglia: “Tutti i processi hanno tre gradi di giudizio, vedremo la coda lunga di questo”, ha dichiarato Alessandro Pellegrini, uno dei legali della difesa. “Ciò che dovevo dire l'ho detto al giudice”, si è invece limitato a dire Gabriele Bordoni che aveva creduto fino in fondo su un esito diverso al processo proponendo l'assoluzione degli agenti. Mentre Michela Vecchi ha annuito ai colleghi in merito al fatto che la sentenza dovrà avere il vaglio degli altri gradi di giudizio. Giovanni Trombini è sembrato il più distaccato: “Leggeremo le motivazioni, attentamente e poi proporremo appello”. E le sue non sono state solo le solite dichiarazioni di circostanza: “Abbiamo prospettato al giudice ciò di cui eravamo e siamo convinti ossia la totale estraneità dei quattro agenti, che riproporremo in appello”. Tra i gli imputati ha parlato soltanto Enzo Pontani, mentre è rimasto in silenzio il collega Luca Pollastri. Gli altri due poliziotti erano assenti, uno perché in servizio al G8 de L'Aquila. “Posso dire che stasera giustizia non è stata fatta – ha affermato Pontani -. E posso anche dire che io la notte dormo sonni tranquilli, qualcun altro non lo so”. Il caso - La storia di Federico divenne nota dopo la notte del 25 settembre 2005, quando, dopo dopo ripetute chiamate al 113 che segnalavano la presenza di un ragazzo agitato, dal comportamento autolesionista, presso l'ippodromo di Ferrara, una pattuglia della polizia intervenne a fermare il giovane Aldrovandi. Secondo il rapporto della Questura, all'arrivo della volante Alfa 3, ci fu una colluttazione tra il ragazzo ed i quattro agenti (tre uomini ed una donna), che dovettero procedere alla sua immobilizzazione. Dopo l'arrivo di una ulteriore volante, l'Alfa 2, alle 6.04 la prima pattuglia richiese alla propria centrale operativa l'invio di un'ambulanza del 118, per un sopraggiunto malore. Secondo i tabulati dell'intervento, alle 6.10 arrivò la chiamata da parte del 113 a Ferrara Soccorso, che inviò sul posto un'autoambulanza ed un automedica, giunte sul posto rispettivamente alle 6.15 ed alle 6.18. All'arrivo sul posto il personale del 118 trovava il paziente “riverso a terra, prono con le mani ammanettate dietro la schiena (...) era incosciente e non rispondeva”. L'intervento si concluse, dopo numerosi tentativi di rianimazione cardiopolmonare, con la constatazione sul posto della morte del giovane, per “arresto cardio-respiratorio e trauma cranico-facciale”. La famiglia Aldrovandi venne avvertita solamente alle 11 del mattino, quasi cinque ore dopo la constatazione del decesso. I genitori, di fronte alle numerose lesioni ed ecchimosi presenti sul corpo del ragazzo, ritennero poco credibile la morte per un malore. Il 2 gennaio 2006 la madre di Federico aprì un blog su internet, chiedendo che venisse fatta luce su alcuni contorni oscuri di tutta la vicenda. Questo causò un'accelerazione delle indagini, peraltro già in corso. Il 20 febbraio 2006 vennero depositati i risultati della perizia medico legale disposta dal Pubblico Ministero, secondo la quale “la causa e le modalità della morte di A. risiedono in una insufficienza miocardica contrattile acuta (...) conseguente all'assunzione di eroina, ketamina ed alcool”. Secondo i periti della famiglia, secondo un'indagine medico–legale depositata il 28 febbraio, dall'esame autoptico la causa ultima di morte sarebbe stata “un'anossia posturale”, dovuta al caricamento sulla schiena di uno o più poliziotti durante l'immobilizzazione. Per quanto riguarda l'assunzione di droghe, la quantità di sostanze tossiche assunte dal giovane era la medesima rilevata dai periti della Procura, ma assolutamente non sufficiente a causare l'arresto respiratorio: in particolare l'alcool (0,4 g/L) era inferiore ai limiti fissati dal Codice della Strada per guidare, la ketamina era 175 volte inferiore alla dose letale, e l'eroina assunta non poteva essere significativa, stante lo stato di agitazione imputato ad Aldrovandi. Inoltre sia la perizia che i risultati delle indagini avrebbero evidenziato un contesto di gravi violenze subite dal giovane durante tutto l'intervento della pattuglia. (Fonte: Wikipedia)