Giugliano, il mare è putrido
Il sindaco chiede la calamità
Liquami putridi, infetti e tossici nel tratto di mare che ricade nel Comune di Giugliano, alle porte di Napoli. Il sindaco lancia l'allarme e chiede al presidente della Regione e all'assessore regionale all'Ambiente il riconoscimento del territorio «quale area colpita da eccezionale avversità e disastro ambientale» e la dichiarazione dello stato di calamità. «Le acque sono diventate di colore marrone e la superficie è ricoperta da una patina giallastra e da materiale schiumoso - spiega il sindaco Giovanni Pianese - con concentrazioni elevatissime di colibatteri, che, secondo i dati dell'Arpac risalenti allo scorso 2 luglio, ammonterebbero a 200mila ogni 100 millilitri, quando il limite di tolleranza è di 2mila. A determinare tale situazione sarebbe, oltre la presenza di scarichi fognari abusivi, la mancata ultimazione di alcuni depuratori, il non corretto utilizzo di quelli esistenti e lo stop delle attività di depurazione dell'impianto di Cuma». «Questa situazione - scrive - costituisce un pericolo per la salute dei cittadini e pone seri interrogativi sulla qualità e sulla commestibilità del pescato campano». Crollate le presenze negli stabilimenti balneari, «in alcuni casi prossima al 100%». Da qui la richiesta del riconoscimento dello stato di calamità.