Filetti e hamburger per Putin, Cremonini ha fatto bingo

In piena crisi il gruppo ha scommesso sul mercato russo della carne. E ha vinto: dal 2008 volumi triplicati e ricavi oltre i 3 miliardi
di Matteo Legnanisabato 5 aprile 2014
Filetti e hamburger per Putin, Cremonini ha fatto bingo
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In Italia il gruppo Cremonini è conosciuto da oltre 40 anni. Marr, controllata dal gruppo di famiglia e specializzata nella distribuzione del food&beverage, ha realizzato nell’ultimo anno un +66% in Borsa e ha chiuso il 2013 con 58 centesimi di dividendo e quasi 50 milioni di utile netto. Ha segnato un +4% abbondante di vendite in un mercato asfittico come quello italiano. Ma per il gruppo le vere soddisfazioni arrivano da Est. Quando è iniziata la crisi, nel 2008, l’azienda di Modena ha fatto una scelta contro corrente e ha investito. Ha capito che non bastava esportare, ma che i mercati esteri andavano cavalcati in tutte le componenti della filiera. In Russia il comparto del bovino era da anni depresso, quasi abbandonato. Inalca, la controllata attiva nella produzione e trasformazione di carne, investe così 100 milioni di dollari in uno stabilimento a ridosso del ring di Mosca. L’obiettivo è sfornare 35mila tonnellate all’anno di hamburger per i McDonald’s russi. In cinque anni l’impianto è già arrivato a saturazione e le piattaforme di distribuzione sono diventate in totale cinque. Da San Pietroburgo fino a Novosibirsk. Non bastano più gli hamburger: i ristoranti e gli hotel, negli Urali e anche in Siberia, chiedono carne e prodotti da chef. Servono per accompagnare la crescita del settore turistico e alberghiero. Nel 2012 Vincenzo Cremonini, l’ad del gruppo, e il vice presidente di Sberbank Maxim Poletaev firmano così a Mosca un accordo di cooperazione strategica della durata di cinque anni. Il documento è finalizzato a sostenere nei prossimi anni lo sviluppo in Russia delle attività di distribuzione alimentare e di ristorazione in concessione. È stato di fatto il primo accordo (38 milioni di euro) in Russia con un’azienda straniera. «Con questo finanziamento - spiega a Libero lo stesso Vincenzo Cremonini - abbiamo avviato la costruzione del macello di Orenburg, al confine con il Kazakhstan. A breve sarà inaugurato e ci consentirà di chiudere il cerchio degli investimenti avviati nel 2008. Rifornendo la Russia anche di tutti quei tagli di carne di elevata qualità sempre più richiesti». Nei prossimi anni saranno costruiti altri macelli. Le strutture avranno una capacità di 50.000 capi all’anno, ma con la flessibilità produttiva richiesta dal governo di Mosca. «In virtù della tecnologia adottata - aggiunge Cremonini, - l’impianto potrà garantire agli allevatori locali la certezza nel collocamento dei capi allevati e una adeguata valorizzazione del loro lavoro». Insomma, far crescere l’intera filiera per il gruppo di Modena significa far crescere anche il proprio business. «Per noi il crollo del rublo nel 1998 fu uno choc - commenta l’ad - eravamo solo esportatori. Adesso, avendo avuto accesso a linee di credito con una delle principali banche del Paese, abbiamo coperto i rischi valutari». E dunque l’azienda tricolore, mentre l’Occidente crollava sotto il peso del crac Lehman Brothers, ha scommesso sulla ricchezza russa e sulla volontà di mangiare bistecche e filetti. I numeri hanno dato ragione: dal 2008 i volumi sono triplicati e la redditività è quintuplicata. Mentre i ricavi dell’intero gruppo sono passati da 2,4 a 3,4 miliardi di euro. «Nella distribuzione - conclude Cremonini - riusciamo a fornire anche prodotti made in Italy di eccellenza, utilizzando i canali che Marr ha costruito in 40 anni. E ciò ai russi piace molto. A noi spetta continuare a soddisfare la loro domanda. Nel frattempo siamo consapevoli che c’è un altro territorio su cui investire. Si chiama Africa e lì [in Angola e Congo, ndr] per crescere dovremo costruire da noi le infrastrutture necessarie». di Claudio Antonelli