Bernardo Provenzano, il boss di Cosa Nostra finito in carcere nel 2006 dopo 43 anni di latitanza, ha presentato ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo per i trattamenti ricevuti in carcere. Rosalba Di Gregorio e Franco Marasà, i legali del "ragioniere", hanno chiesto la condanna dell'Italia per "trattamento carcerario inumano", pretendendo una "equa riparazione, comprensiva dei danni patrimoniali e morali subiti". L'Italia potrebbe così trovarsi nella situazione di dover risarcire il capomafia per eccellenza. I precedenti - Lo scorso 3 settembre il Tribunale di Sorveglianza di Bologna ha respinto la richiesta di revoca del regime di carcere duro (il 41bis) a cui è sottoposto il boss fin dall'aprile 2006, quando venne catturato nelle campagne attorno a Corleone. I legali di Provenzano motivavano la richiesta con le sue precarie condizioni di salute. Prima il presunto tentativo di suicidio, poi le cadute nel carcere di Parma in cui è detenuto: a seguito di questi fatti è stato dichiarato incapace di intendere e di volere, e la sua posizione nel processo sulla trattativa stato-mafia stralciata. Le procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze avevano dato il via libera alla revoca del 41bis, ma il Tribunale di Sorveglianza è stato di diverso avviso (come la Procura Nazionale Antimafia), ritenendo le sue condizioni di salute compatibili con il regime di carcere duro, necessario data l'inalterata pericolosità di Provenzano.
