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Coronavirus, Giuseppe Conte annuncia: "Chiusi tutti i negozi in tutta Italia, 15 giorni decisivi"

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Nuova stretta, drastica, nel contrasto al coronavirus. Il premier Giuseppe Conte parla in diretta Facebook e annuncia nuovi provvedimenti per tutta l'Italia. Serrata totale. E non solo per Lombardia e Veneto. “Abbiamo tenuto conto di tutti gli interessi. Solo pochi giorni fa vi ho chiesto di cambiare le vostre abitudini di vita, la stragrande maggioranza ha risposto in modo straordinario. Quando ho adottato queste misure ero consapevole che si trattava di un primo passo e che non sarebbe stato l’ultimo. Questo è il momento di compiere un passo in più, quello più importante. Disponiamo anche la chiusura di tutte le attività al dettaglio, al di là dei servizi essenziali: fino al 25 marzo chiudiamo negozi, bar, pub, ristoranti, lasciando la possibilità di fare consegne a domicilio. Chiudiamo anche parrucchieri che non consentono le misure di sicurezza”. 

Conte annuncia anche la nomina di un commissario per le terapie intensive con "ampi poteri": Domenico Arcuri. Ufficiale, dunque, il "no" a Guido Bertolaso. “L’effetto di questi provvedimenti  lo vedremo tra un paio di settimane. Nessuno deve pensare che lo vedremo domani”, precisa il premier. Una decisione che è il segno che il governo ha trovato una sintesi dopo una giornata di riunioni. Una giornata contrassegnata dal pressing di molte regioni, a partire dalla Lombardia e dal governatore Attilio Fontana, all'insegna dell'appello: "Chiudete tutto". E dalle perplessità di Confindustria. Le industrie resteranno aperte ma con "misure di sicurezza". E poi - spiega ancora il premier - "saranno garantiti i trasporti, le attività agricole, i servizi bancari, assicurativi e postali". Conte infine annuncia anche la nomina di un commissario per le terapie intensive con "ampi poteri": Domenico Arcuri. E conclude: "Restiamo distanti oggi per abbracciarci domani". Tempestivo dopo le parole di Conte il tweet di Matteo Salvini: "P.S. Grazie anche a voi amici, le vostre voci e i vostri appelli sono stati ascoltati!"

In pratica il presidente del Consiglio adotta le richieste fatte dai governatori di Lombardia e Veneto (Fontana e Zaia) e le applica a tutta l'Italia. Richiesta che era stata fatta dopo aver chiesto al governo di inasprire le misure decise dall’esecutivo nella notte tra sabato e domenica, ed estese poi lunedì all’intero territorio nazionale. In una lettera inviata al governo dalla Lombardia erano state elencate una serie di attività da chiudere per contenere il coronavirus, visto "l’aumento esponenziale dei casi di contagio (in Lombardia i casi sono 5.791, al 10 marzo) e il conseguente aggravio sul sistema sanitario", mentre il governatore veneto Luca Zaia aveva detto che "se continuiamo a non rispettare le regole entro il 15 aprile avremo 2 milioni di veneti contagiati". Una vittoria politica dei due governatori leghisti che sono così riusciti a superare le resistenze politiche e tecniche del premier Conte che in un primo momento aveva rigettato questa possibilità, affidandosi alla decisioni degli esperti e degli scienziati che, evidentemente, hanno dato la risposta chiesta in precedenza dagli stessi Fontana e Zaia.

Ma ecco in pratica cosa cambia con le nuove disposizioni: Le attività commerciali legate alla vendita di generi alimentari e di prima necessità, le farmacie, le parafarmacie, le edicole, i tabaccai: tutti devono far rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di un metro. Resta consentita la ristorazione con consegna a domicilio, nel rispetto di norme igienico sanitarie molto precise. Restano aperti i ristoranti nelle aree di servizio stradali e autostradali e nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti e negli ospedali. I servizi bancari, finanziari, assicurativi. Le pompe di benzina, gli idraulici, i meccanici e gli artigiani. L’attività del settore agricolo, zootecnico e di trasformazione agroalimentare. Industrie e fabbriche continueranno le proprie attività a condizione che proteggano i lavoratori con protocolli di sicurezza speciali.

 

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