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Coronavirus, la morte senza lacrime al tempo dell'epidemia

Coronavirus, i funerali 

Lucia Esposito
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All’inizio i morti erano ultraottantenni con patologie pregresse, uccisi solo per caso dal Coronavirus e descritti come se avessero già un piede nella fossa. Come se fossero vite meno importanti, quasi a rendere più sopportabile la morte e minimamente più accettabile questo virus. Sì, è vero, uccide, ma voi che state bene, che non avete patologie pregresse, voi che avete quaranta, cinquanta, sessant’anni potete stare tranquilli. Poi i morti sono aumentati e sono diventati soltanto numeri: cento, cinquecento, ottocento, mille, e ora si fa fatica a stare dietro a questa macabra contabilità.

Il bollettino quotidiano della protezione civile arriva a metà pomeriggio e squaderna le nuove cifre, i morti del giorno che sembrano militi ignoti. Il silenzio delle strade di Milano è rotto solo dal suono delle sirene delle ambulanze che ricorda le sirene prima dei bombardamenti durante la guerra. Ma qui non c’è da scappare, non ci sono ricoveri da raggiungere c’è solo stare in casa e stare lontano dagli altri. Col pensiero però esci dalla porta di casa e insegui quella sirena e pensi all’arrivo al pronto soccorso, ai medici che si attiveranno, all’uomo o alla donna che è solo lì dentro con il suo respiro corto e mille domande in gola.

Si è sempre soli davanti alla morte, ma il Coronavirus ti strappa assieme alla vita anche l’ultima carezza, l’ultimo sguardo di chi ti ha amato. I parenti restano a casa, piangono in quarantena e chi è in ospedale muore come in trincea. Solo. Il corpo pietosamente coperto da qualche infermiere viene portato via in fretta, il letto disinfettato ben bene è già pronto per il prossimo. Niente lacrime. Niente messe. Niente funerali né benedizioni. I parenti non piangono i loro morti davanti a una bara, restano in casa a contare i giorni e sperare che la bestia non sia in agguato da qualche parte anche nei loro polmoni. I morti da o per Coronavirus (cambia davvero poco) diventano numeri, puntini sulle curve della statistica. Non hanno nomi, non hanno età, non hanno volto. Sono morti per Covid-19, eppure erano vite.

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