La redazione di Pubblico è in rivolta. Il bersaglio numero uno è il direttore che è anche editore del quotidiano. In pratica la testata sta per chiudere e Telese ha perso la sua sfida. Con un comunicato al veleno i redattori annunciano lo sciopero per protestare contro la chiusura (gli ultimi due numeri del quotidiano sarnno in edicola il 30 e il 31 dicembre), e per ottenere almeno il pagamento degli stipendi. "A poco più di tre mesi dalla sua uscita in edicola, dunque, Pubblico ha le ore contate. E noi purtroppo siamo rimasti gli unici a pensare che questo sia un epilogo inaccettabile. In questo giornale abbiamo creduto. La gran parte di noi lavorava altrove e ha scelto di lasciare posti e stipendi sicuri per investire in un progetto che immaginavamo duraturo. Senza sospettare che coloro che lo hanno ideato e promosso, invece, lo avrebbero messo in discussione alla prima difficoltà", spiegano i giornalisti. La rabbia dei dipendenti sta nella "gestione del tutto inadeguata e costellata da scelte imprenditoriali sbagliate". Ora i giornalisti battono cassa: "Che un’azienda possa iniziare e finire il suo ciclo vitale in tre mesi è impensabile. Che la stessa azienda non abbia, in un lasso di tempo così breve, nemmeno la liquidità per pagare a tutti i suoi lavoratori le spettanze maturate è francamente inaccettabile". Ai colleghi di Pubblico va la solidarietà dei giornalisti e dei poligrafici di Libero.




