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Coronavirus, i farmacisti sotto assedio: "Così lo Stato ci ha lasciati soli e senza mascherine"

Paola Natali
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Le farmacie, in piena emergenza coronavirus, vengono prese d’assalto da persone in cerca non solo di medicinali, ma anche di qualche informazione, consiglio e, perché no, rassicurazione. La gente è impaurita, spaesata, questo è sotto gli occhi di tutti. E così un farmacista come Davide Pasini dal primo giorno dell’emergenza codiv-19 lavora ininterrottamente 6 giorni su 7 nella sua farmacia di Milano. “Abbiamo avuto un vero e proprio assalto di clienti a fine febbraio, la farmacia era piena di persone che facevano scorte di vitamine e di farmaci generici, avevamo gente in coda anche all’esterno”.

Come riuscite a gestire la situazione? “All'inizio ci siamo trovati totalmente disorientati, ma dopo i primi contagi ci siamo resi conto che non sarebbe stato un fenomeno che sarebbe scemato rapidamente. Abbiamo cercato di creare dei protocolli interni nostri, per integrare le informazioni da parte del governo sulle precauzioni da prendere come lavarsi le mani ed utilizzare delle mascherine. È stato evidente fin da subito che queste precauzioni, in farmacia, non erano sufficienti”.

Quali protocolli, chiedo io… “Calcoli che ci separa un bancone di 80 cm dai clienti. Per questo abbiamo dovuto creare dei protocolli nostri interni come ad esempio la sanificazione della farmacia ogni due ore, la pulizia completa del banco, la sostituzione del camice ogni giorno e il monitoraggio continuo dei sintomi sia proprio che di tutto il personale. Poi sono arrivati i protocolli tradotti da Federfarma per noi farmacisti”.

Ma nonostante questo, non sono mancate situazioni a dir poco paradossali. “Tutti dicevano di mettersi mascherine e lavarsi le mani con disinfettante peccato che non erano disponibili, siamo andanti in rottura di stock immediatamente ed il grosso problema successivo è stato che i canali ufficiali non avevano più i presidi. Perciò si sono creati canali paralleli a dei prezzi che erano assurdi, davvero troppo elevati. E questa situazione in parte c’è ancora con prezzi folli a mio giudizio. Pensiamo ad esempio alla mascherina FPP2 che noi pagavano 3.20 più iva e che oggi, quando disponibile, si può acquistare a 7,50 euro più il 22%di iva. Il conto è presto fatto: il cliente la pagherà come minimo 14 euro”.

Se dalle istituzioni non sono arrivate indicazioni precise, la situazione è stata aggravata dal comportamento poco responsabile di molte persone. “Nessuno ci ha dato delle informazioni precise, siamo stati abbandonati. Molti – prosegue Pasini - non considerano che anche il nostro lavoro è capillare. Entrano tutti in farmacia quindi potete immaginare cosa vuol dire gestire tante persone diverse, senza avere idea se possono essere o non essere positive. In più molta gente non ha ancora capito che deve stare a casa  e venire in farmacia solo per la terapie croniche o per farmaci necessari. Ancora oggi vedo gente che ogni 2 giorni si presenta per verificare se sono arrivate le mascherine oppure per prodotti non necessari. Noi ci siamo organizzati con ordini via massaggio e via telefono in modo tale da evitare una lunga permanenza dei clienti. Anche le ricette dei medici arrivano on line e loro dovrebbero presentarsi solo per il ritiro, ma spesso non è così. Posso fare un altro esempio?”.

Prego.

“L’altro giorno si è presentato un volontario della croce rossa con un sacchetto che conteneva la ricetta e soldi di un paziente codiv positivo. Il volontario mi ha immediatamente avvisato del potenziale rischio e mi ha raccomandato di cambiare i guanti e levare subito le mani una vola finita la consegna dei prodotti ma il punto è che in quel momento inizia una criticità per la farmacia e nessuno ci ha fornito un protocollo per la gestione del materiale contaminato”.

 

C’è poi un lato umano da non sottovalutare in un momento drammatico come questo. “Ora più che mai le parole hanno un peso: la gente è molto spaesata e, specie per le persone più anziane, la farmacia diventa un luogo dove parlare e chiedere informazioni. Noi, ovviamente, facciamo del nostro meglio ma cerchiamo di fare capire che ci sono persone in coda e che, purtroppo, in questo periodo non possiamo fermarci a parlare: lo facciamo per la sicurezza di tutti”.

Cosa chiede alle istituzioni per affrontare al meglio questa emergenza? “Vorrei innanzitutto ricevere presidi non solo per clienti ma anche per noi operatori. Come mai non sono ancora arrivati? È importante sottolineare che a noi non è permesso fermaci, ovvero interrompere il servizio anche se fossimo entrate in contatto con persone positive al covid-19. Anzi ci dobbiamo fermare solo in caso di sintomatologia già manifesta” conclude Pasini.

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