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Meno lezioni, più insegnanti

Il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina

Coronavirus, a scuola non si torna, ma si assumono 4500 pro

Francesco Specchia
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Chiusa la scuola, ecco assunti nuovi docenti. C’è qualcosa di nuovo eppur d’antico, nella decisione -decisamente controintuitiva- che avvolge, in queste ore drammatiche, la scuola italiana.

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto- legge sulla scuola. Pure se l’annuncio, in pratica, era stato anticipato dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina direttamente in Tv, su Raitre, ad un Fabio Fazio che, accorato, chiedeva -come noi tutti- lumi sul destino scolastico dei propri figli. Il suddetto decreto disvela formalmente, sul tema emergenza Coronavirus, un malcelato ottimismo. In pratica sono previste due ipotesi per la maturità e altrettante per gli esami di terza media, a seconda che si torni in classe il 18 maggio o non si torni fino a settembre. “Se si tornerà a scuola entro il 18 maggio”, per la maturità è prevista “una prova nazionale di italiano e la seconda prova sarà preparata dalla commissione interna”, dicono dall’Istruzione. Se invece non si tornasse a scuola entro il 18 maggio, ecco un’unica prova orale, che sia anche telematica; in quest’ultimo caso, niente esame di terza media e solo valutazione dei prof. Infine, tutti ammessi all’anno successivo (“ammessi” in condizioni emergenziali, da sempre si legge “promossi”). Ovviamente si realizzerà la seconda ipotesi, dato che l’uscita dal tunnel del lockdown, degli arresti domiciliari da Covid19, ancora  non si vede. Alè. Pare che la ministra, per imbastire il decreto, abbia tenuto in buon conto le proposte del Forum delle Associazioni Studentesche: “non abbiamo mai creduto nel valore assoluto dell’esame, per questo ci interessa che al di là della maturità gli studenti continuino a recepire le misure di garanzia del diritto allo studio” (commento di Federico Allegretti, Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi). L’idea di una scuola totalmente telematica sin dai primi di settembre per evitare, nel caso l’emergenza scavalli l’estate, “il problema della distanza nelle classi pollaio” chiude il dettato della ministra. E il cerchio di una strategia forse più a favore degli studenti che della scuola in sé. La scelta qui è chiara, anche se si può discutere. Ma il punto vero è un altro. Lo stesso decreto -scuola prevede il “via libera alle assunzioni chieste dal Ministero dell'Istruzione per recuperare parte dei posti liberati nell’estate del 2019 da quota 100”. Si approfitta della situazione, cioè, per attuare una norma inserita nel decreto scuola approvato in autunno voluta dalla stessa Azzolina. Si tratta di 4.500 posti “che andranno ad altrettanti insegnanti, vincitori di concorso o presenti nelle Graduatorie ad esaurimento, che non hanno potuto occupare questi posti lo scorso settembre perché non erano stati messi a disposizione”. Ora, noi capiamo tutto.

Comprendiamo la nobile lotta al precariato, l’imbuto dei concorsi, il trattamento da paria riservato agli insegnati la gran parte dei quali sono il vero nerbo della nazione (davvero!). Ma, vista così, nel delirio dell’emergenza, proprio mentre il governo garantisce sui crediti delle imprese e la nostra economia è tragicamente ferma, e lo Stato si sta trasformando nell’Opera San Vincenzo, e Conte sta andando col cappello in Europa a strappare promesse ed eurobond; be’, vista così, era proprio necessaria quest’infornata di assunzioni? Non parlo di opportunità, ma di tempistica e di buonsenso: proprio ora? Non era meglio concentrarsi su altro, tipo mandare a casa presidi e bidelli cooptati burocraticamente a fare la guardia al bidone nelle scuole deserte? O, chessò, gestire meglio le lezioni o i compiti in via telematica (lo dico per esperienza quotidiana); o occuparsi dell’incertezza che si respira sulle scuole paritarie? A proposito. Forse mi è sfuggito, ma, per esempio, nessuno ha più fiatato sul “concorso straordinario per 24mila cattedre nelle scuole secondarie”, riservato, in pratica, agli insegnanti di scuola pubblica escludendo quelli di scuola paritaria. Non si poteva aprire il dossier e discuterne? Ci si rivede a settembre…

 

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