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Viviana Parisi e Gioele Mondello, il generale Garofano ex Ris: "Ricerche fatte a cavolo, serviva il metodo a pettine"

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Le ricerche di Viviana Parisi e Gioele Mondello "sono state fatte a cavolo". Lo sostiene il generale Luciano Garofano, già comandante dei Ris dei carabinieri, consultato da Gianluigi Nuzzi nel suo pezzo su La Stampa. Madre e figlio sono stati ritrovati morti nel bosco accanto all'A20 Messina-Palermo all'altezza di Caronia del 3 agosto scorso, rispettivamente l'8 e il 19 agosto. Sedici giorni, troppi. 
 

 

"Nella zona della scomparsa di Gioele - ricorda Nuzzi - sono intervenuti 70 esperti, cani molecolari, un elicottero, droni, e persino da poco l'esercito e i cacciatori di Sicilia". Eppure, il corpo del bimbo di 4 anni era a poche centinaia di metri dalla mamma. "C'è voluto l'intuito di un solitario volontario armato del solo falcetto, un brigadiere in pensione, appassionato ricercatore di funghi, per risolvere l'enigma. Possibile?", si chiede ancora Nuzzi. La risposta di Garofano è durissima: "Bisogna impiegare la cosiddetta ricerca a pettine, tenendosi braccio a braccio, proprio per evitare zone vuote, buchi, aree non esaminate". Non c' è differenza, come sottolineato invece dagli inquirenti, tra il cercare una persona che si crede viva e una morta.

 

 

Siamo di fronte, ricorda ancora Nuzzi, all'errore già visto nel drammatico caso di Yara Gambirasio, il cui corpo "venne trovato in un campo incolto tra l'erba alta a una decina di chilometri dalla sua abitazione, ma a soli 300 metri dal comando della polizia locale dell'Isola Bergamasca, ovvero da quello che era il centro di coordinamento delle ricerche della ragazza". Oggi, come allora, c'è stato un problema di "perimetro". 

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