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Vivere in campagna? Non fa solo bene, uno studio impensabile: le conseguenze sul tuo cervello

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Fabrizio Barbuto
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Se nell'era pre-covid le mete più gettonate erano Dubai, Ibiza e Monte Carlo, a fine pandemia si prevedono transumanze di massa in campagna, poiché sembra essere questo il luogo più utile a ritrovare equilibrio, salute e buonumore. "Heidi ti sorridono i monti", cantava il vecchio jingle di un cartone animato. Ed ecco che sul web impazzano i meme di chi, in proposito, ironizza scrivendo: "Heidi si fa di allucinogeni". 

La verità è che il contatto con la natura predispone davvero alla positività e fa si che la vita torni ad arridere. Non sono pochi gli studi scientifici che lo confermano, alcuni di essi hanno comprovato perfino che nascere in campagna favorisca lo sviluppo cerebrale, in quanto l'encefalo assimila il colore verde nutrendosene alla stregua di un alimento. È un processo che proseguirebbe anche in età adulta, ragion per cui può rivelarsi utile abitare in zone urbane alberate. L'indagine in questione, denominata Nature and Neurodevelopment, si è svolta col contributo di 263 bambini nati e cresciuti in aree dalla fitta vegetazione, i quali hanno rivelato una presenza di spirito superiore alla norma, nonché spiccate capacità cognitive. 

CONTESTO URBANIZZATO
Wendee Nicole - autore della ricerca - ha spiegato: «Una connessione psicofisica con la natura è necessaria in un contesto urbanizzato come il nostro, dove sempre più bambini vivono lontani dagli spazi verdi e sono esposti all'inquinamento dell'aria, ai rumori o ad altri fattori che possono ostacolare un sano sviluppo del cervello». Gli studi non si fermano qui, e tra i più interessanti ne figura uno britannico secondo il quale, vivere in campagna, ridurrebbe del 29% le possibilità di morire di cancro. Ma non traetene conclusioni scontate: a scongiurare il decesso non sarebbe solo l'aria salubre del posto, epurata da metalli e smog, ma anche la possibilità di essere raggiunti più facilmente dal proprio medico curante il quale, recandosi dal paziente, bypasserebbe traffico e semafori per un intervento più tempestivo. 

I VANTAGGI
Stando ad un'indagine del Censis del 2015 gli italiani stanno sempre più prendendo consapevolezza dei vantaggi di un'esistenza agreste, tanto che il 54% di loro ambisce a vivere in provincia e non più, come accadeva in passato, in cittadoni dispersivi dai ritmi frenetici. E che dire di malattie come la depressione, il cui fantasma si dissolverebbe quando ci si trova a contatto con la natura? A confermarlo è uno studio dell'Istituto centrale di salute psichica dell'Università di Mannheim secondo cui, la vegetazione, riduce del 40% il rischio di soffrire di disturbi dell'umore. Risulta altresì plausibile che risiedere in piccoli centri predisponga alla fiducia nell'essere umano: i pochi abitanti che li popolano si conoscono tra loro, si vogliono bene e si aiutano vicendevolmente. Infine, è imperiosa una menzione allo studio condotto dall'Ateneo di Rochester, i cui ricercatori hanno concluso che, per garantirsi una qualità di vita superiore, è sufficiente ritagliasi 20 minuti al giorno di contatto con la natura. 

Risultati in mano, lo psicologo Richard Ryan ha affermato: "Spesso quando ci sentiamo spenti beviamo una tazza di caffè, ma la ricerca suggerisce che il miglior modo di risollevarsi è il contatto con la natura". Sarà pur vero che "chi di verde si veste di beltà si sveste", ma il cervello la pensa diversamente e in questa sfumatura cromatica identifica il suo abito migliore.

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