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Reddito di cittadinanza, il sussidio M5s gonfia le tasse: chi rischia di pagarle per finanziarlo

Sandro Iacometti
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Non è mai troppo tardi. Soprattutto quando in ballo ci sono le tasche dei contribuenti. Fuori dalle polemiche politiche e dalla nota contrapposizione tra chi, come la sinistra e i sindacati, continua a sognare una spremitura punitiva dei ricchi attraverso una bella patrimoniale e chi, come Lega e Forza Italia, è convinto che solo attraverso la flat tax si potrà far ripartire l'economia del Paese, l'Eurispes ha tirato fuori dal cilindro una riforma del fisco "sostenibile", come si dice ora. Nel senso che per realizzarla non servono tanti denari. Anzi, la somma sarebbe già disponibile se il governo prendesse atto del fallimento totale del reddito di cittadinanza e dirottasse le risorse sul fronte tributario. Eh sì, perché la rimodulazione delle aliquote proposta dagli esperti dell'istituto di ricerca costa solo 9 miliardi. Una spesa quasi identica a quella che lo Stato deve sostenere per l'obolo grillino finito in tasca a mafiosi e criminali di ogni specie. Con il rifinanziamento di un miliardo inserito nel decreto sostegni e i circa 500 milioni aggiuntivi all'anno inseriti nella manovra finanziaria il sussidio erogato dall'Inps si è infatti gonfiato dagli iniziali 7 miliardi a 8,5. Vale la pena rinunciare a quei 780 euro al mese (l'importo medio in realtà è di quasi 600 euro) distribuiti ad oltre 3 milioni di persone?

 

 

MAXISCAGLIONE
Sentite qua. L'ipotesi è quella di un'aliquota unica tra i 15mila e i 75mila euro al 27%, mentre oltre i 75mila euro si continuerebbe a pagare il 43% e sotto i 15mila si continuerebbe a pagare il 23%. Insomma si passerebbe da cinque a tre aliquote con un maxiscaglione nella parte centrale, che potrebbe essere anche un primo passo, perché no, verso una tassa piatta per tutti. Secondo le simulazioni effettuate dall'Eurispes, la perdita di gettito per le casse dello Stato, «non sarebbe drammatica». Il buco iniziale per l'erario, come si diceva, è di 9 miliardi. Mentre a regime il costo potrebbe salire a 12. Ma non è detto che lo faccia. L'alleggerimento del carico fiscale, infatti, si porta sempre dietro un po' di emersione dal nero, col conseguente allargamento della base imponibile che potrebbe compensare il calo delle entrate. Ma andiamo al sodo e vediamo quanto converrebbe ai contribuenti. L'analisi è dettagliata. Ogni mille euro di reddito oltre i 28mila euro, si risparmierebbero circa 110 euro. Oltre i 55mila euro, per ogni mille euro aggiuntivi dichiarati, il risparmio salirebbe a 140 euro. Quindi con un reddito di 40mila euro il guadagno sarebbe di 1.320 euro l'anno e con 50mila euro di 2.430 euro l'anno. Mentre a 60mila euro si raggiungerebbero i 3.500 euro di minori tasse. Non si tratta, insomma, di bruscolini.

 

 

RIFORMA URGENTE
Ma tanta è l'urgenza di mettere mano al nostro sistema fiscale, oggettivamente troppo pesante, che gli esperti dell'Eurispes hanno studiato anche altre soluzioni più economiche. Le due aliquote centrali del 38% (tra i 28mila e i 55mila euro) e del 41% (tra i 55mila e i 75mila euro) potrebbero unirsi in un'unica area al 36%. Tale accorpamento coinvolgerebbe 8,2 milioni di contribuenti con un costo di circa 5 miliardi. C'è, infine, l'ipotesi di un accorpamento delle prime due aliquote, quelle del 23% (fino a 15mila euro) e del 27% (fino a 28mila euro), in una sola al 20%. Soluzione che però avrebbe pochi effetti sul ceto medio. La sostanza, taglia corto l'Eurispes, è che il sistema fiscale italiano presenta delle «iniquità» (un lavoratore che prende 30mila euro è considerato un contribuente ricco) e una sua riforma non è più «rinviabile». Per recuperare i soldi l'istituto consiglia di aggredire le cosiddette tax expenditures. Ipotesi non nuova che ha il difetto di trasformare il taglio dei balzelli in un'illusione ottica: l'abbassamento delle aliquote viene infatti compensato dal venir meno delle detrazioni. L'alternativa c'è. In due anni di reddito di cittadinanza abbiamo già buttato oltre 13 miliardi, che diventeranno 17 nei prossimi 24 mesi. Fare marcia indietro si può. Non è troppo tardi.

 

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