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Caso Cucchi, parla un teste:

"Ho sentito tutto, ma ho paura"

Franci Belotti
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Dice di aver sentito un italiano che si lamentava e piangeva invocando il ricovero in ospedale, ma dice anche di aver paura e chiede protezione per quando uscirà dal carcere perché “quelli hanno le pistole”. Il rebus sull'inchiesta di Stefano Cucchi ogni giorno si arricchisce di particolari. L'ultimo spunto è stato fornito oggi da un detenuto albanese attualmente recluso, per furto, nel carcere di Velletri, in provincia di Roma. Anche lui, come Cucchi, il 16 ottobre scorso si trovava in una cella di sicurezza del tribunale di piazzale Clodio per la convalida del suo fermo. Al suo arrivo, ha dichiarato al gip Luigi Fiasconaro il quale lo ha ascoltato per circa due ore sotto forma di incidente probatorio, udì un “italiano che si lamentava. Diceva - ha aggiunto il testimone - portatemi in ospedale”. Circostanza questa che il detenuto colloca intorno alle 8.30, orario, questo, stabilito dall'albanese dal fatto che il suo trasferimento in tribunale è avvenuto intorno alle otto. Cucchi, secondo la ricostruzione dell'accusa, è arrivato in tribunale intorno alle 9.30. Nessun rumore di un pestaggio è stato invece udito dall'albanese. Un testimone che sarebbe però “reticente” secondo i legali di parte civile, gli avvocati Dario Piccioni e Fabio Anselmo, appunto perché impaurito, spaventato. Infatti, il 12 novembre scorso, il giorno dopo essere stato sentito dai pm, “è stato interrogato dal capo degli agenti penitenziari del carcere di Velletri in merito ai motivi della sua convocazione in procura”. L'albanese, però, si sarebbe rifiutato di rispondere a questa domanda in assenza del suo avvocato e comunque per tutto l'incidente probatorio ha chiesto di essere messo sotto protezione. All'atto istruttorio hanno preso parte anche i genitori e la sorella di Cucchi. Intanto il gip ha respinto la richiesta, avanzata da uno dei legali degli indagati, di acquisire in sede di incidente probatorio la testimonianza di un detenuto tunisino che aveva accusato del pestaggio i carabinieri in una lettera ritenuta dai pm falsa perché non scritta da lui.  

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