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Giovanni Brusca libero e ricco: "Il suo patrimonio mai confiscato". Vergogna di Stato "in punta di diritto"

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Un orrore umano, ma a norma di legge. La scarcerazione di Giovanni Brusca, l'ex boss di Cosa Nostra responsabile tra le altre cose della strage di Capaci (fu lui a schiacciare nel 1992 il tasto del telecomando che fece saltare l'esplosivo) e l'assassinio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il bimbo figlio del pentito Santino sciolto nell'acido), sconvolge l'Italia ma è significativo che le parole più "misurate" vengano proprio dai parenti delle vittime di mafia più illustri.  

"La liberazione di Brusca, che per me avrebbe dovuto finire i suoi giorni in cella, è una cosa che umanamente ripugna - commenta all'agenzia Adnkronos Salvatore Borsellino, fratello di Paolo ucciso nella strage di via D'Amelio, poche settimane dopo Giovanni Falcone -. Però, quella dello Stato contro la mafia è, o almeno dovrebbe essere, una guerra e in guerra è necessario anche accettare delle cose che ripugnano. Bisogna accettare la legge anche quando è duro farlo, come in questo caso". Brusca è uscito dal carcere di Rebibbia dopo 25 anni. 

 

 

"Questa legislazione premiale per i collaboratori di giustizia fa parte di un pacchetto voluto da un grande stratega, Giovanni Falcone, per combattere la mafia, dentro ci sono l'ergastolo ostativo, il 41 bis. Va considerata nella sua interezza ed è indispensabile se si vuole veramente vincere questa guerra contro la criminalità organizzata" spiega l'ideatore del Movimento delle agende rosse. 

 

 

"Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso. Ogni altro commento mi pare del tutto inopportuno" ha commentato Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, dopo aver appreso la notizia della scarcerazione per fine pena di Giovanni Brusca. L'ex capomafia pentito ha premuto il tasto che ha fatto saltare in aria l'ordigno esplosivo nella strage di Capaci. Nell'attentato hanno perso la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti che scortavano la coppia, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.

"La stessa magistratura in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle rivelazioni di Brusca, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato: non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili possa tornare libero a godere di ricchezze sporche di sangue" sottolinea Maria Falcone. 

 

 

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