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L'aggressore confessa:

"Odio Berlusconi"

Maria Acqua Simi
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Non ha dato alcuna giustificazione vera e propria, ma ha reso una piena confessione Massimo Tartaglia, l'uomo che ieri ha colpito il premier Silvio Berlusconi con un souvenir al volto e che è stato arrestato con l'accusa di lesioni pluriaggravate dalla premeditazione e dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa. Sarebbero stato una forte odio per le politiche del Pdl e in particolare verso il premier Berlusconi, le motivazioni che avrebbero spinto il 42enne all'aggressione. Davanti al pm e agli agenti della Digos, domenica sera, dopo quattro ore di interrogatorio, l'uomo avrebbe reso piena confessione, prima di essere trasferito nel carcere di San Vittore. Attualmente Tartaglia si trova in isolamento e tenuto sotto controllo costantemente. A richiedere questa misura è statal'autorità giudiziaria. Gli investigatori hanno trovato nella piccola borsa dell'uomo arrestato uno spuntone di plexiglas lungo 20 centimetri, un grosso accendino da tavolo, un crocifisso di 30 centimetri e un soprammobile di quarzo del peso di diversi etti. La contestazione della premeditazione è scattata anche perché due di questi oggetti  Tartaglia li aveva presi dalla propria abitazione. Il quarantaduenne, che ha dei problemi mentali, ha spiegato nel suo racconto che era andato al Duomo per assisterere al comizio del premier e che se ne era andato quando ancora Berlusconi era sul palco: non riusciva a sopportare “le fesserie”, come avrebbe detto, che il presidente del Consiglio stava dicendo. A questo punto si sarebbe infilato in una strada laterale, ma si è trovato davanti Berlusconi. Da qui la decisione di lanciagli il souvenir che aveva comprato poco prima. Intanto per lui, il procuratore aggiunto Armando Spataro, sta preparando la richiesta di convalida dell'arresto al quale sono contestate le lesioni volontarie prluriaggravate. Se la prognosi del premier dovesse superare i 40 giorni si aggiungerebbe un aggravante: quella di “lesioni gravi”. Accertamenti sulle conoscenze -  È sulla rete di conoscenze e sulle frequentazioni di Massimo Tartaglia che si concentra l'attenzione degli investigatori che indagano sull'episodio. Accertati infatti i problemi psicologici di Tartaglia, si punta a escludere che l'uomo possa essersi mosso comunque concordemente con altri dato che gli oggetti che aveva con sè, e in particolare uno spray al peperoncino, hanno fatto propendere per il gesto premeditato. L'interrogatorio di Tartaglia, ieri sera, in Questura, si è protratto infatti per circa quattro ore, ed è stato condotto direttamente dal procuratore aggiunto Armando Spataro. Intorno alle 3 l'uomo è poi stato condotto nel carcere di San Vittore. Nulla trapela, ovviamente, dallo stretto riserbo degli investigatori, anche perchè stamani dovranno riferire al ministro Roberto Maroni nel corso di un vertice in Prefettura, ma secondo alcune indiscrezioni quello che preoccupa di più le forze dell'ordine è che, pur trattandosi apparentemente di un gesto isolato, Tartaglia, proprio perchè psicolabile, possa essere stato manovrato da qualcun altro. All'attenzione degli investigatori c'è anche ciò che è avvenuto prima dell'aggressione, un violento battibecco, con alcuni attimi di tensione, tra alcuni esponenti vicini all'organizzazione del comizio e alcuni gruppi di contestatori. Secondo quanto a conoscenza delle forze dell'ordine, ad un certo punto, sempre lontano dal palco, alcuni contestatori spontanei, che non erano organizzati per quanto se ne sa al momento, hanno dato inizio a un violento battibecco con persone vicine a un gruppo giovanile di centrodestra fino ad arrivare agli spintoni e a causare l'intervento della polizia che si è schierata tra i due gruppi per impedire altri contatti.

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