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Coronavirus, tutti in mascherina anche se non serve: l'incapacità di godere della libertà ritrovata

Giordano Tedoldi
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Tutti conosciamo la storia di quegli animali tenuti in cattività per lungo tempo e che poi, rimessi in libertà, esitano a uscire dalle gabbie, cui ormai si erano assuefatti. Quando infine si avventurano nell'ambiente in cui prima si aggiravano fiduciosi, sono smarriti, disorientati, e non di rado si riavvinghiano alle sbarre che li imprigionavano. Quegli animali, oggi, siamo noi. Assuefatti, dipendenti dalle mascherine. Ieri era il primo giorno senza l'obbligo di indossarle all'aperto, ma molti continuano a portarle. Tolto l'obbligo, resta l'abitudine, la paura del contagio - la famigerata variante Delta, della quale ci viene quotidianamente detto tutto e il contrario di tutto, come ormai di norma in questa comunicazione affidata a esperti che badano più alla visibilità personale che alla salute pubblica - la diffidenza, la paranoia.

Del resto, il comportamento di chi continua a portare la mascherina è perfettamente logico: se la comunicazione sul Covid, anche quella dei canali ufficiali governativi, è confusa, contraddittoria, ambigua, perché prendere sul serio la dispensa dalla mascherina? Pur non essendo diventati complottisti ci siamo però un po' tutti persuasi che la realtà non è esattamente quella che ci viene raccontata dai personaggi che ci parlano dalle conferenze stampa, i talk show, i programmi di approfondimento. E quindi anche ora che ci viene detto «toglietevi pure la mascherina», l'istinto di diffidare è più forte, e diventa automatico il pensare piuttosto il contrario: «Se dicono così, vuol dire che è meglio continuare a indossarla, visto che le hanno sbagliate tutte». Del resto, in Campania l'obbligo di portare la mascherina all'aperto è stato esteso fino al 31 luglio, benché non risultino importanti focolai virali in quella regione. E allora siamo di nuovo nel campo dell'arbitrio, dell'opinabile, dunque meglio usare prudenza e continuare a circolare mascherinati. Prevediamo che ci vorrà molto tempo, non settimane, ma mesi e forse qualche anno, prima che l'abitudine alla mascherina, al distanziamento, all'evitare contatti ravvicinati, si perda.

 

 

 

 

 

Ormai stringerci la mano - sudaticcia, in questa stagione - ci sembra quasi impudico, salutarsi con un abbraccio troppo intimo, e scambiarsi baci sulle guance un filo indecente. Non la penseremo sempre così, ma finché la lunga scia del Covid non si sarà dileguata e il virus, come ci rassicurano i medici, grazie alla campagna di vaccinazione non si sarà adattato simbioticamente all'ospite umano trasformandosi in una specie di influenza che aggredisce solo le vie respiratorie superiori ma non i polmoni, continueremo ad avere paura, a disegnare elaborati arabeschi attorno agli estranei che incontriamo per strada, e a tirarci sul muso la mascherina non appena qualcuno ci accosti nel raggio di un metro e mezzo.

Certo fa impressione vedere che, quando possiamo legalmente godere di una libertà, ci rinunciamo, e ricordare di quando si protestava contro l'obbligo di mascherine all'aperto nel momento più critico del contagio, con dispiegamento di forze dell'ordine, scontri di piazza, strumentalizzazioni politiche e i soliti demagoghi, in grande spolvero sui social e sugli altri mezzi di comunicazione, che accumulavano seguaci esasperati e inebetiti. Adesso regna questa calma mesta, rassegnata, in cui il ritorno alla normalità suggerisce un'atmosfera del tutto anormale, anzi surreale. Non c'è più nessuna logica, né quella della profilassi né quella della rivolta, ognuno fa come gli pare, ognuno bada a sé stesso con una sua strategia di sopravvivenza.

 

 

 

 

C'è chi porta la mascherina sempre, chi solo quando entra in un locale chiuso, chi la alza e la abbassa senza un criterio preciso, così, a casaccio. Anche questi sono gli strascichi del Covid, questo frastagliamento del tessuto sociale e della fiducia collettiva. Il Ministero della Salute può dare le disposizioni che vuole, che certo saranno fondate su pareri scientificamente validi, ma ormai è tardi, lo shock è stato troppo forte - pensiamo a chi ha avuto un lutto in famiglia, chi ha perso il padre o la madre -, e se la testa si rallegra che i contagi siano in forte calo, il cuore continua a ricordare e a tremare. Chi insiste a indossare la mascherina all'aperto anche ora che non è più obbligatorio, non lo fa soltanto per proteggersi: è un monito, è come se portasse un lutto al braccio.

 

 

 

 

 

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