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Autostrade, un cantiere ogni 18 km: dietro alle code infinite c'è una circolare del ministero, suicidio italiano

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L'associazione di consumatori "Altroconsumo" ha calcolato che, da Nord a Sud, c'è un cantiere ogni 18 km, fra autostrade e vie di grande scorrimento. Corsie ristrette, interruzioni, caselli momentaneamente inagibili. Code, ore in macchina sotto il sole per andare in vacanza. Ma anche ore fermi sull'asfalto per camion e furgoni che devono trasportare le merci lungo la Penisola. I tratti più bollenti sono quelli liguri, l'area di Firenze, Milano-Bologna e la fascia adriatica. Rallentamenti continui però si registrano ovunque. Dalla Sicilia al Brennero. La domanda che sorge spontanea, quando si è lì, bloccati e inermi, è: "Ma non potevano fare questi lavori quando eravamo in zona rossa?". Altro quesito che sgorga naturale dalla bocca degli automobilisti: "Certi cantieri non si potrebbero evitare di giorno? Meglio la notte...". E allora giù imprecazioni contro chiunque. Ognuno se la prende con un politico "preferito". La caccia ai colpevoli tuttavia è complicata. Perché in realtà non ce n'è uno in particolare.

 

 

PIÙ INVESTIMENTI
Intanto bisogna dire che, dopo la tragedia del ponte Morandi, gli investimenti sulla manutenzione sono raddoppiati da parte dei principali gestori autostradali. Solo Autostrade per l'Italia è passata da 350 a 600-700 milioni annui. Più investimenti significa più cantieri e più eventuali disagi. Anche se la madre dei rallentamenti è una circolare emanata dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (all'epoca la ministra era Paola De Micheli) nell'aprile del 2020 su classificazione e gestione del rischio, valutazione della sicurezza e monitoraggio dei ponti esistenti. Una norma in teoria sperimentale, confermata da un decreto dello scorso dicembre. In base al provvedimento gli ispettori del Ministero, quasi ogni settimana, passano al setaccio ponti e viadotti (solo Autostrade per l'Italia ne conta 1943) e intimano ai gestori l'inizio dei lavori di manutenzione. Di fatto i cantieri non sono programmabili. Quando il tecnico ministeriale chiama, il concessionario deve rispondere e iniziare a lavorare che sia febbraio, maggio, luglio, agosto... per non rischiare addirittura un avviso di garanzia. Attenzione: non parliamo di lavori urgenti. Non si tratta di viadotti in pericolo. In teoria certe opere potrebbero essere eseguite anche fra un anno o due. Il tema è che la normativa non stabilisce un periodo transitorio, cioè quando l'ispettore interviene è quasi obbligatorio chiamare i lavoratori e procedere con la manutenzione.

 

 

MANCA UN CALENDARIO
A maggio Aiscat, ovvero l'associazione che rappresenta i concessionari autostradali, aveva scritto al ministero chiedendo un incontro per fissare una programmazione, magari non impattante con l'esodo estivo. Subito il dicastero di Giovannini ha risposto. C'è stata una prima riunione, poi il nulla. Eppure sarebbe necessario ricalibrare i cantieri per evitare di rovinare la vita alla gente. Il ministro, in alcune interviste di un mesetto fa annunciava: «Impossibile bloccare i cantieri». Ma «cambiamone il calendario». Quando? Autostrade per l'Italia ha deciso di sospendere certi lavori durante il fine settimana, ad esempio in Liguria in prossimità delle gallerie. Inoltre ha previsto pedaggi dimezzati in alcune tratte. C'è allo studio anche la creazione di un'applicazione per risarcire gli utenti che perdono ore in coda. In realtà un servizio simile, introdotto da Telepass e Generali, esiste già: in caso di incidente, se il tragitto si prolunga più del dovuto, scatta un rimborso automatico. Basterebbe utilizzare questo servizio. Non c'è da inventare nulla. Semmai c'è da usare il buon senso e pianificare cantieri lungo tutto l'anno, senza danneggiare chi vuole rilassarsi dopo un anno da incubo. 

 

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