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Denise Pipitone, l'ossessione dell'ex pm: trasferita nel 2004... cosa proprio non torna su Mara Angioni

Francesco Specchia
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Un strano spettro s' aggira per i palinsesti televisivi: è un magistrato fuori parte che, in una prospettiva onirica, denuncia in ogni luogo, faccia e persona la presenza di Denise Pipitone, la ragazzina di Mazara del Vallo misteriosamente scomparsa nel 2004. La piccola Denise è al centro dell'ossessione di Maria Angioni, l'ex pm che nel 2005 si occupò del caso; e che ora, trasferita a Sassari come giudice del lavoro, rilascia dichiarazioni ai limiti dell'umano. L'ultima sua uscita è stata denunciata da Milo Infante a Ore 14 su Raidue: la magistrata ha dato in pasto ai social la foto (non pixellata con la didascalia "torna a casa Denise dalla tua mamma che ti ama") di una bimba sorridente con i codini, indicata come la figlia di Sabrina Kamoun, sempre di Mazara, quasi coetanea di Denise e vivente in Tunisia. Sabrina è stata indicata dalla Angioni in diretta a Storie italiane su Raiuno, davanti a una Eleonora Daniele attonita, come «lavera Denise Pipitone», adesso cresciuta, sposata, con figlia.

Ovviamente Sabrina non è Denise, ha tre anni in più di lei e genitori e amici a iosa che lo testimoniano (in una bizzarra inversione dell'onere della prova), anche se la rete sociale sicula dei sei gradi di separazione aveva affastellato più di una conoscenza in comune tra le due. Sabrina non è Denise, ma lo è per la folla vorace dei social che la sta insultando, la sta stalkerando e ne sta chiedendo la prova del dna soltanto perché «l'ha detto l'Angioni». Un'imperlata di fesserie che sfocia nell'esasperazione e nella querela della ragazza nei confronti della giudice. Angioni, tra l'altro, è stata proprio rinviata in giudizio per false dichiarazioni ai pm: «mi hanno contestato due fattuncoli», risponde piccatala toga. Ma i "fattuncoli", per forza d'inerzia, stanno diventando una valangata di menzogne. E lei eccola che si rimette al lavoro nelle dichiarazioni creative, che siano espresse davanti alle telecamere di Quarto grado, odi Pomeriggio Cinque, La vita in diretta, Chi l'ha visto? Prima ancora Angioni era stata denunciata da Vincenzo Tumbiolo, il poliziotto addetto alla perquisizione della casa di Anna Corona -moglie di Piero Pulizzi, padre naturale di Denise-, per averlo accusato, sempre in tv, di essere coinvolto in un giro di prostituzione e spaccio. Non era vero. L'altro giorno, sempre Ore 14, aveva indicato la magistrata come suggeritrice della tesi di un'improbabile teste che era certa di aver riconosciuto Giuseppe Della Chiave, zio di Battista il teste audioleso, con una «bambina in braccio» mentre saliva «su un treno a Pescara»; peccato che il Della Chiave, in quel momento, risultasse a Mazara.

 

 

 

E c'è sempre la creativa dottoressa Angioni dietro l'accredimento come teste di tal Ahamed Salem che dalla Tunisia giurava di essere stato presente «sulla scena del sequestro con Toni Pipitone» il primo marito di Piera Maggio mamma di Denise. Ovviamente ci è voluto un nanosecondo per accertare che si trattasse di pazzo furioso. E si staglia ancora il profilo dell'ex pm nella freschissima «pista tunisina», tesi che vorrebbe il 2 settembre 2004, cioè il giorno dopo la scomparsa di Denise, «un gruppo di adulti (tra cui, pare, i genitori della suddetta Sabrina Kamoun) che salpavano in nave verso la Tunisia con in «in braccio la bambina S.S.», ovviamente -è sottinteso- pericolosamente somigliante alla piccola scomparsa. Angioni è un infaticabile macinatrice di storie.

Un tempo le sue dichiarazioni sul depistaggio dell'inchiesta sembravano il sasso nello stagno di una giustizia ingiusta. Adesso, invece, la signora fa e disfà, appicca l'incendio e subito va di estintore prima che il fuoco divampi; è la Penelope di una tela di racconti mendaci attraverso i quali si chiudono e si aprono più e più indagini giudiziarie, pagate da contribuenti. Angioni, solo ieri, riguardo alla foto della bimba coi codini di cui sopra, aveva risposto a un suo seguace «sì, non è Denise, ma volevo vedere le reazioni...». Volevo vedere la reazione. Per dire il tipo. Ora, molti dubbi avvolgono su questa sorta di Salgari del crimine. Il primo dubbio attiene alla sua tenuta psicologica: con quale serenità un magistrato così attraversato da un'ossessione, può esercitare serenamente il ruolo?

 

 

 

Il secondo riguarda i danni che la dottoressa sta provocando nella sua spasmodica ricerca della "verità": non solo nei confronti della folla che le sporge querela, ma anche verso la madre stessa di Denise. Piera Maggio, attraverso dichiarazioni amplificate dalla tv vede ogni giorno riaprirsi una ferita che non si rimargina. Eppoi c'è l'oggettiva responsabilità dei mass media: «C'è un altissimo rischio di "inquinamento" indotto dalle modalità con cui in modo martellante e asfissiante le trasmissioni tv e i siti si occupano del caso della piccola Denise», affermano i pm di Marsala, nel provvedimento con cui chiedono l'archiviazione dell'inchiesta. In tutto ciò, che fine ha fatto il Csm?...

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