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Green Pass, la "lotteria": come funzionano i controlli a campione, un venerdì di caos a lavoro

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Antonio Castro
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Meno di 72 ore poi oltre 23 milioni di lavoratori pubblici e privati dovranno dimostrare il possesso del Green pass, pena l'impossibilità di accedere in ufficio, fabbrica o di svolgere la propria attività. Il decreto del presidente del Coniglio del Consiglio Mario Draghi, firmato proprio ieri affronta la gran parte dei dubbi che preoccupano lavoratori e datori di lavoro. Di certo ci sono, per il momento, le linee guida per il rientro dei dipendenti pubblici preparate dai ministri della Pubblica amministrazione e della Salute, Renato Brunetta e Roberto Speranza. 

 

 

 

Tra le novità c'è il software messo a punto dal ministero della Salute, ministero dell'Innovazione, ministero dell'Economia con il supporto tecnico di Sogei che attraverso la tessera sanitaria permette di leggere i dati contenuti nel certificato messi a disposizione dal ministero della Salute per una verificare quotidianamente (e in maniera automatizzata), la validità del Green pass. Sogei, la società informatica controllata dal Tesoro, ha realizzato un'applicazione apposita per i controlli automatici all'ingresso. Per evitare assembramenti «ogni amministrazione dovrà provvedere ad ampliare le fasce di ingresso e di uscita dalle sedi di lavoro del personale alle proprie dipendenze».

Per le amministrazioni dello Stato che già hanno sistema automatizzato di controllo in ingresso (tornelli automatizzati). Però ci sono pure le strutture periferiche. In questi casi è il dirigente responsabile (o un delegato) a dover constatare a rotazione, preferibilmente nelle fasce mattutine, l'effettiva validità del passaporto vaccinale. Di fatto chi non è vaccinato, e si sottopone al tampone periodico, potrebbe non risultare in regola per tutte le ore di servizio. Il dirigente responsabile deve dal prossimo 15 ottobre verificare e, semmai, allontanare il dipendente "irregolare". Per regolare i turni, il datore di lavoro potrà chiedere il certificato verde ai propri dipendenti non prima delle 48 ore antecedenti l'orario di ingresso in ufficio».

E comunque le imprese non potranno conservare il Qr Code. Almeno è questa l'indicazione che spunta dal Dpcm per spingere alla vaccinazione. Ma non è detto che il testo non venga ulteriormente ritoccato. Se per la pubblica amministrazione appare scontato il ricorso ad una flessibilità di accesso e uscita, questa potrebbe diventare la regola (concordata, ovviamente) anche nel settore privato (dove possibile), per scongiurare di ingolfare i mezzi pubblici. Per quanto riguarda il cosiddetto smart working, nel decreto si spiega: «Non è consentito in alcun modo, in quanto elusivo del predetto obbligo, individuare i lavoratori da adibire al lavoro agile sulla base del mancato possesso di tale certificazione». In estrema sintesi: i lavoratori in smart working non devono necessariamente avere la certificazione verde (anche perché non è previsto un controllo in questo caso), ma la modalità da remoto non può essere un modo per eluderne l'obbligo. Il controllo non è destinato soltanto ai dipendenti dell'azienda, dell'ufficio pubblico o della società a cui si accede. La norma prevista da Palazzo Chigi prevede che «sono soggetti al controllo tutti i lavoratori che prestano attività lavorativa nei luoghi di lavoro, anche a titolo di formazione o volontariato, sulla base di contratti esterni».

 

 

E quindi, «l'onere del controllo in capo al datore di lavoro» che non si limita «ai propri lavoratori ma si estende nei confronti di coloro che svolgono attività in quel luogo di lavoro e anche ai fornitori». Per la pubblica amministrazione pure le società di fornitura esterna, quelle che svolgono attività interne (mense, pulizie, controlli), è previsto l'obbligo di possedere il Green pass. Anche in caso di convegni, corsi di formazione o accesso per stage è obbligatorio mostrare il relativo passaporto vaccinale insieme ad un documento di riconoscimento. Per risolvere un vuoto normativo - che nei mesi scorsi ha causato non pochi problemi - il governo ha previsto che anche gli italiani che si sono vaccinati all'estero possano ottenere il Green pass. In sostanza la nuova bozza del Dpcm prevede che il sistema Tessera Sanitaria «acquisisce tramite apposito modulo online, reso disponibile sul portale nazionale della Piattaforma-DGC, i dati relativi alle vaccinazioni effettuate all'estero dai cittadini italiani e dai loro familiari conviventi nonché dai soggetti iscritti al Servizio sanitario nazionale che richiedono l'emissione della certificazione verde Covid19 in Italia per avere accesso ai servizi e alle attività individuati dalle disposizioni vigenti». Se poi dovessero sorgere altri problemi si correrà ai ripari. Non sembra comunque in vista una deroga o un ammorbidimento delle linee generali. 

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