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Vaccino e terza dose in Italia, siero per siero: ecco quali sono i vantaggi, i rischi e le regole

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Terza dose, ma non per tutti. A ricevere un'altra inoculazione del vaccino contro il coronavirus, oltre alle prime due, saranno per primi i pazienti immunodepressi. Tra loro i malati oncologici che possono farne richiesta già dal 29esimo giorno dopo la vaccinazione completa. Eppure non manca qualche confusione, in particolare sulle diverse tipologie di vaccino somministrato per le prime due dosi. Al momento la terza dose si fa con il vaccino a m-RNA, indifferentemente dunque tra Moderna e Pfizer, anche per chi ha ricevuto AstraZeneca. Stando agli studi citati dal Messaggero la copertura risulta migliore cambiando tipologia di vaccino.

 

 

È possibile utilizzare come dose addizionale "uno qualsiasi dei due vaccini a m-RNA autorizzati in Italia, Comirnaty di BioNTech/Pfizer e Spikevax di Moderna", si legge nella circolare n° 41416 del 14/09/2021 del ministero della Salute. Diversa invece la dose "booster" (quella usata come potenziamento) che rappresenta una sorta di richiamo. Questa viene somministrata a distanza di sei mesi dalla seconda dose o comunque dalla fine del primo ciclo vaccinale.

 

 

Anche in questo caso l'Ema ha dato il suo via libera alla somministrazione di Pfizer agli over 80, al personale e agli ospiti dei presidi residenziali per anziani. Non solo, hanno i requisiti per il "booster" il personale sanitario e gli operatori di interesse sanitario che svolgono le loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, ma anche le persone con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti di età uguale o maggiore di 18 anni e, per il momento in ultima posizione, gli over 60. Sempre Pfizer è il vaccino che offre maggiore disponibilità per le dosi addizionali. Le prenotazioni avvengono sempre tramite i medici di famiglia, le farmacie e i punti di somministrazione attraverso la piattaforma di prenotazione.

 

 

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