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Puglia, sesso in chiesa: il caso che sconvolge una regione (e la politica)

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Gianluca Veneziani
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Aveva ragione il filosofo rumeno Emil Cioran quando scriveva che tra il convento e il bordello il confine è molto sottile. O, per dirla in greco, che tra eros e hieròs, cioè il sacro, c'è da sempre un'assonanza. Viene da pensarlo nel leggere di un'iniziativa in programma a Bisceglie, in Puglia, dove nella chiesa di Santa Margherita, storico edificio sacro ora sconsacrato, da domani fino al 25 aprile si terrà la rassegna Erotika, dedicata, come lascia intuire il nome, all'erotismo. Si va da una sessione di disegno dal vero in cui 15 artisti pugliesi si cimenteranno nel rappresentare una modella in intimo a un workshop di fotografia a cura del nostro omonimo (e bravo) Giandomenico Veneziani, che insegnerà l'arte di immortalare l'erotismo in uno scatto, fino a un convegno sull'arte erotica giapponese antenata degli attuali manga, per chiudere con l'evento clou e più succulento: una lezione sulle differenze tra erotismo artistico e pornografia tenuta, udite udite, da un prete, cioè don Matteo Losapio che, tra le altre cose, ha anche un ruolo nel locale seminario (si potrebbe fare la facile domanda su cosa ne può sapere un sacerdote di sesso, ma tralasciamo).

 

 

 

 

 

 

 

L'iniziativa è organizzata dall'associazione Urca - che evidentemente ha saputo fare un'intelligente campagna di marketing - e con la benedizione del Comune guidato dall'ex dem Angelantonio Angarano, che ha concesso il patrocinio all'evento. Ora, non vogliamo fare i bacchettoni e trarre la facile morale per non c'è più religione. Anzi, ci piace pensare che il sesso in molti casi permetta di raggiungere uno stato di beatitudine e di avvicinarci a Dio, che insomma sia l'atto sacro per eccellenza. Però è lecito chiedersi: davvero un luogo di così alto valore storico e archietettonico oltreché sacro- fu edificato nel lontano 1197 per volontà di Falco, giudice della Corte imperiale sveva e predecessore di Pier delle Vigne come omaggio a santa Margherita di Antiochia, protettrice delle partorienti - sia è il posto ideale per celebrare l'erotismo come forma di piacere umano, troppo umano? Non sarebbe stato più saggio e anche più interessante collegare la storia dell'erotismo alla storia della religione, raccontando anche dell'amore come Agape (amore cristiano) e di come l'estasi di molte mistiche fosse una forma di sublimazione del desiderio sessuale? Insomma, non sarebbe stato meglio collegare la rassegna alla storia e all'identità dell'ambiente che la accoglie?

 

 

Altrettanto interessante è chiedersi se non sia giusto porre un vincolo di destinazione di uso per le chiese sconsacrate, se non sia il caso (noi crediamo di sì) di limitarne gli spazi per eventi che non contraddicano la sua secolare funzione. E invece fioccano in Italia ex chiese trasformate in ristoranti, caffè, pizzerie, centri di ritrovo, macellerie e addirittura sale da ballo. Chi scrive, alcuni anni fa, ha assistito di persona a un evento in musica svoltosi all'interno di un'altra chiesa sconsacrata a Bisceglie, quella di Santa Croce, adattata per l'occasione a disco-chiesa. La questione è stata oggetto alcuni anni fa anche di un convegno nazionale con teologi e alti prelati intitolato «Dio non abita più qui?». Insomma, fino a che punto è lecito rimuovere la presenza dell'Altissimo, dove è stato per secoli, per fare cose di dubbio gusto? Per trasformare, tanto per citare un certo Gesù Cristo, una casa di preghiera in un luogo di mercato o un covo di sesso? Ultima annotazione: credete che sarebbe mai possibile organizzare una mostra sull'erotismo in una sinagoga dismessa o una moschea non più adibita al culto? Pensiamo di no. Certe licenze sono possibili solo nell'Occidente cristiano e oggi scristianizzato. La messa è finita, andate a godere...

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