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Papa Francesco, "le suocere? Non sono il diavolo, ma...": come leggere questo strano messaggio

Renato Farina
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«La suocera è un personaggio mitico, la suocera non dico che la pensiamo come il diavolo, ma sempre la si pensa come una brutta figura. C'è il sentimento un po' diffuso che la suocera tanto più lontano sta, meglio è. No!». E così il Papa ieri, nell'udienza generale in piazza San Pietro, complice un cielo azzurrissimo, ha innalzato il più imprevedibile dei monumenti, quello «alla mamma di tuo marito, alla mamma di tua moglie». Ma si che lo sappiamo, è lei, la suocera, tignosa e pettegola, la protagonista dei più vieti luoghi comuni, colei che nessuno difende. Non si ricordano campagne d'opinione contro i suocericidi, e nemmeno la suocerofobia diffusissima - è stata mai ritenuta degna di una levata di scudi in Parlamento o sui giornali.

 

 

Neppure nelle prediche fanno una bella figura, associate sempre e solo al loro mormorare cattiverie sulle nuore e i suoi parenti. È vero che nel Vangelo, il primo miracolo di Gesù, dopo l'acqua trasformata in vino, è la guarigione della "suocera di Pietro", ma poi ha smesso, tant'è che santi e papi, encicliche e catechismi hanno lasciato perdere questa categoria, lasciandola in balia del sentimento popolare. Oddio, qualche verità c'è sempre nei luoghi comuni, e pure Bergoglio non se lo nasconde tanto che, dopo aver sparso petali di rosa, dà qualche soddisfazione a nuore e generi: «Anche a voi suocere vi dico: state attente con la lingua, perché la lingua è uno dei peccati più brutti delle suocere, state attente». La ripetizione del pronome attesta che queste parole le ha aggiunte a braccio. Ed è in questa mescolanza tra alto e basso, cielo e terra, che sta in fondo il cattolicesimo proposto da Bergoglio.

FRASI PARADOSSALI
In effetti una parte molto poetica, cesellata di immagini soavi, se l'era scritta. O gliel'ha passata qualche monsignore dal lessico alato, per cui a un certo punto «si irradia la perfezione di quel poliedro degli affetti fondamentali... Questa grammatica porta linfa vitale e sapienza generativa». Diciamocelo: questo "poliedro" con la sua "sapienza generativa" non colpisce nessuno. Ma il Papa lascia incantati quando va contro il pensiero dominante, senza paura, con frasi paradossali: non argomenta, ma parla con autorità, si capisce che ci crede e che vuol bene alla gente canuta, adora i nonni, li ritiene il tesoro che farà rinascere una gioventù finalmente non bruciata ma fiorita. Conviene alle nuore e ai nipoti stare a contatto con la letizia magari brontolante del popolo canuto e bianco. Fino a esplodere con questa sentenza che, fosse per me, erigerei a dogma e dimostra l'infallibilità pontificia: «I vecchi sono grandi, sono belli». E in questo quadro la suocera è una benedizione. L'eroina biblica è Rut, una giovane vedova, ma essa, pur in un paese straniero (non è israelita) si affida a Noemi, la mamma del marito morto. Noemi si crede inutile, sciocca, ma è capace di amore.

 

 

È IL SUO STILE
Francesco procede secondo il suo stile caratteristico, dove l'ispirazione biblica è alleggerita da battute da festa paesana con curato di campagna. Dove magari all'elogio appassionato della suocera qualcuno potrebbe obiettare lui: ne parla bene lei, Santità, perché di suocera non ne hai mai avuta una. Non riduciamo però a colore un'udienza che colorata è senz'altro. Ma roba seria, che se ascoltata può cambiare la vita di tante famiglie. Raccontando di questo "piccolo libro" dove Noemi e Rut si muovono da protagoniste, Bergoglio vi vede: «La potenza e la poesia che devono abitare i legami di generazione, di parentela, di dedizione, di fedeltà che avvolgono l'intera costellazione familiare. E che diventano persino capaci, nelle congiunture drammatiche della vita di coppia, di portare una forza d'amore inimmaginabile, in grado di rilanciare la speranza e il futuro. E la vecchiaia si scopre capace di riaprire il futuro per la giovinezza ferita». Viva le suocere, allora? Si, ma diciamolo piano.

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