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Pianura padana, la catastrofe delle risaie: "Tragedia alimentare e sociale", quali rischi corre l'Italia

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In Pianura padana si assiste a una siccità che nemmeno i più anziani ricordano di aver mai visto. È tutto secco, le pianticelle di riso sono piccole, fragili, le foglie del mais piegate, vuol dire che marcirà o si sbriciolerà. Lo chiamano già il Sahara padano perché ormai le risaie e i campi di mais sembrano un deserto. "è la catastrofe. E ci restano pochi giorni di tempo per salvare il salvabile", si sfoga con la Repubblica Giuseppe Casalone, 77 anni, che coltiva riso e mais da una vita nella sua "Cascina Dado" a Confienza. Parla di "apocalisse": "Dobbiamo decidere cosa irrigare e cosa sacrificare, oltre metà della produzione è già a rischio. Sarà una tragedia alimentare, ambientale e sociale, perché tra i contadini è già cominciata la guerra dell'acqua. Può salvarci solo l'apertura delle dighe dell'arco alpino ma presto, subito".

 

 

I campi della Lomellina sono zolle dure e secche, i canali sono vuoti. Tutto l'ecosistema sta saltando: gli aironi e gli ibis volano bassi e le uova delle rane sono morte. "L'unica soluzione è il commissario straordinario del governo, un generale Figliuolo contro la siccità". L'ingegner Alberto Lasagna è il direttore di Confagricoltura Pavia. Spiega: "Nello stato di emergenza che abbiamo proposto, perché questa è una calamità naturale, il commissario dovrebbe imporre alle società elettriche di rilasciare parte dell'acqua delle loro dighe nell'arco alpino che va dal Cuneese alla Valtellina: ne abbiamo contate 45, con una capacità di accumulo teorico di circa 750 milioni di metri cubi d'acqua. Stiamo parlando di un bene pubblico. Noi proponiamo che da queste dighe si facciano scendere a valle, in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, 120 metri cubi d'acqua al secondo per un paio di settimane. Altrimenti morirà quasi tutto: non avremo riso a sufficienza, non avremo mais per nutrire il bestiame che in una certa misura dovrà essere abbattuto, saremo costretti a rivolgerci all'Asia dove il riso non può competere con la nostra varietà e qualità, i prezzi si gonfieranno e un sacco di gente perderà il lavoro. Mi creda, non esagero: stiamo vivendo una catastrofe biblica".

 

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