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Covid, questi vaccini non fermano le nuove varianti Omicron: cosa ci aspetta

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Claudio Osmetti
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Ce l'hanno ripetuto i virologi in ogni salsa e ce ne siamo resi conto anche guardando i dati dei bollettini giornalieri che segnano una netta ripresa dei contagi. Ma adesso arriva la conferma della scienza: i vaccini di cui disponiamo ora, quelli per cui abbiamo messo il braccio (e diciamocelo subito: abbiamo fatto bene), «sostanzialmente sfuggono» alle nuove sottovarianti di Omicron, Ba 4 e 5 comprese. A metterlo nero su bianco, in una ricerca presentata giovedì sulla rivista The New England Journal of Medicine, è un equipe di ricercatori del Beth Israel deaconess medical center di Boston, negli Usa, guidati dalla professoressa Nicole Hachmann. Hachmann si è accorta che il virus che circola in questi mesi è molto diverso rispetto a quello originario di Wuhan che ci ha scombussolato l'esistenza nel 2020: è meno aggressivo (lo sappiamo) e si trasmette con più facilità.
Perché? Studiando 27 pazienti che si sono vaccinati con le fiale a mRna, Hachmann e i suoi sono giunti alla conclusione che con Omicron ci sia una «sostanziale fuga dagli anticorpi neutralizzanti».
 

 

CIFRE E SIGLE È tutto un lavoro di cifre e sigle, quello del Beth Israel, in cui si rischia di perdersi, ma il risultato è lì da leggere: «I nostri dati mostrano che Omicron e le sue sottovarianti 4 e 5 in pratica sfuggono agli anticorpi indotti da due vaccinazioni e un'infezione.
Inoltre, gli anticorpi contro le ultime varianti sono inferiori rispetto a quelli del primo ceppo di Omicron, il che suggerisce che il covid ha continuato a evolversi con una crescente "fuga"». Tradotto vuol dire due cose. La prima è che i contagi in aumento (ieri, in Italia, si sono registrati 55.829 nuovi casi e 51 decessi) hanno anche questa come concausa. Siamo vaccinati con una protezione che andava bene per il virus del 2020, non per quello attuale. E la seconda è che ipotizzare una campagna (di massa o no) con le scorte che abbiamo in magazzino non è la scelta migliore. Chiariamo, perché a cadere nell'equivoco è un attimo: non stiamo dicendo che i vaccini contro il coronavirus non siano efficaci. Ci mancherebbe.
Stiamo sostenendo, semmai, che questi vaccini non siano più di tanto performanti. Sono stati tarati per una malattia che in due anni e mezzo è radicalmente cambiata. E allora, forse, chiamarla quarta dose è improprio.
Meglio considerare, per l'autunno, la somministrazione di una "prima nuova dose" con i vaccini aggiornati su cui, per altro, il governo si sta già garantendo le partite necessarie e che le case farmaceutiche come Moderna hanno già annunciato. (Tra parentesi: il booster a mRna 1273.214 dell'azienda di Cambdrige guidata da Stéphane Bancel ha «dimostrato una potente risposta anticorpale neutralizzante contro le sottovarianti di Omicron» e potrebbe essere disponibile a partire da agosto, chiusa parentesi). È in questa direzione che dobbiamo andare: d'altronde è quello che facciamo ogni anno per l'influenza. Mica ci immunizziamo con il vaccino dell'anno prima...
«Il Sars-cov-2 non scomparirà né durante né dopo l'estate», dice la virologa Ilaria Capua, «è all'inizio della sua corsa verso l'endimizzazioCOVID-19ne che durerà anni, se non addirittura secoli». E allora rimanere ancorati all'utilizzo di strumenti che andavano bene nel 2020 (una vita fa) non ha senso.
 

 

RT SOPRA L'1  Certo, un campione di sole 27 persone (quello di Hachmann) forse è poco indicativo: però la ricaduta pratica della sua ricerca la vediamo tutti i giorni. Stanno aumentando contagi e ricoverati: ieri sono entrati nei reparti covid ordinari 141 pazienti, in terapia intensiva 9. L'indice Rt, il tasso di contagio, secondo il monitoraggio settimanale dell'Istituto superiore di sanità ha sfondato, per la prima volta dopo due mesi e mezzo, la soglia critica dell'1, riposizionando il coronavirus in una "fase espansiva". Che poi è quell'innalzamento della curva dei contagi. Gli esperti stimano che questa "ondata estiva" potrebbe raggiungere il picco a fine luglio.

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