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Matteo Bassetti, "una ridicola follia": clamoroso, perché i Maneskin sono "immuni" al Covid

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«Siamo alla follia. Qui ormai ognuno si sente autorizzato a chiedere di chiudere qualcosa. Oggi tocca al concerto dei Maneskin a Roma, domani a cosa? Ci sarà chi si alza in piedi e dice "blocchiamo i confini oppure entra il virus"? Dài, siamo seri. È ridicolo». Matteo Bassetti, il direttore del Centro di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, è uno che non le manda a dire. E questo lo sappiamo. Però ieri, a Bassetti, proprio non è andato giù quel coro di virologi e camici bianchi che se la son presa pure con le strimpellate rock al Circo Massimo. «Ma che senso ha?» si chiede. «A parte che il compito dei medici sarebbe quello di curare la gente e non di prendere decisioni di ordine pubblico, questa è una polemica sterile che non ha né un capo né una coda. Vuole sapere perchè?».

Dottor Bassetti, glielo stavo per chiedere. Perché è inutile scaldarsi tanto per un concerto?
«Io vivo a Genova. A Nizza, che è qui dietro l'angolo, domani c'è un altro concerto dove sono attese 20mila persone. Mi spiega cosa ci impiega un ragazzo, d'estate, a prendere un treno e andare in Costa Azzurra? E chi non va in Francia sa cosa fa? Va a ballare in una discoteca dove ci sono 2mila persone ammassate. Se questa è l'alternativa...».

 

 

Già. Però i contagi aumentano ogni giorno: ieri ne abbiamo avuti più di 107mila...
«D'accordo. Non sono neanche i numeri reali, tra l'altro».

In che senso?
«Deve aumentare di almeno due volte e mezzo, tenendo conto di chi si fa il tampone a casa... Ma non è quello il punto».

Qual è, allora, questo benedetto punto?
«Sono i numeri di chi sta male. E chi si ammala gravemente, oggi, di Covid, non sono i giovani. Sono gli anziani che hanno mediamente più di ottant'anni e che, magari, hanno pure qualche acciacco in più».

Loro mica vanno a sentire Zitti e buoni con il cellulare acceso in mano come noi brandivamo l'accendino...
«Appunto! Ed è anche un po' paradossale perché adesso chiediamo lo stop ai concerti per i ragazzi ma non stiamo facendo niente per recuperare quella fetta di anziani che la quarta dose non se l'è fatta per niente».

 

 

Si riferisce ai tre ottantenni su quattro che, quest'estate, non hanno fatto il richiamo?
«Sì. Lo sforzo che dobbiamo mettere lo dobbiamo concentrare qui, altrimenti non se ne esce. Invece sprechiamo tempo con queste diatribe inutili e poi paghiamo una comunicazione che è sbagliata da tempo. Per esempio sulle mascherine».

Cioè?
«Abbiamo speso moltissime energie per convincere la gente a indossarle col risultato, adesso, che chi le ha sono i giovani e non gli anziani o i fragili che, invece, dovrebbero tenerla su. Guardi, la mascherina dobbiamo continuare a raccomandarla per quei soggetti a rischio che dovrebbero continuare a tenerla. Tuttavia non dimentichiamoci che se oggi siamo arrivati a questo punto e a una situazione decisamente meno impattante di due anni fa lo dobbiamo ai vaccini. Alle mascherine molto meno».

Mi scusi, ma se per i giovani Omicron è così "poco grave", mettiamola in questi termini anche se sono impropri, non potrebbe essere quasi meglio beccarselo adesso, 'sto benedetto virus, in modo da non penare dopo? È una sciocchezza?
«Ovviamente non possiamo e non dobbiamo dire "andate a infettarvi"...».

No, certo. Non intendevo quello...
«Però aggiungo che se anche un ragazzo giovane, in buona salute, adesso come adesso si prende il coronavirus non è mica una condanna a morte. Si farà qualche giorno a casa, magari un po' di febbre e poi è finita lì. Cos'altro dobbiamo chiedere ai nostri ragazzi? Li abbiamo tenuti in dad per due anni, li abbiamo mandati a scuola mascherati... Adesso togliamo loro anche lo svago estivo? Non è ragionevole».

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