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Gas, il Cremlino ci strangola: Eni annuncia il taglio delle forniture

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Da oggi abbiamo a disposizione un terzo del gas in meno. Lo ha annunciato Eni spiegando che Gazprom - la controllata russa che gestisce l'estrazione e la vendita di gas naturale - ha comunicato che per la giornata di oggi fornirà a Eni volumi di gas pari a circa 21 milioni di metri cubi/giorno, rispetto a una media degli ultimi giorni pari a circa 32 milioni di metri cubi/giorno. Eni, si legge in una nota, fornirà ulteriori informazioni in caso di nuove e significative variazioni dei flussi. L'allerta è massima. Anche perché nel frattempo è anche arrivato uno stop per dieci giorni alle forniture di gas dalla Russia alla Germania per lavori di manutenzione programmati al Nord Stream 1. Le forniture dovrebbero essere ripristinate alle prime ore del 21 luglio dopo l'interruzione annunciata a partire dalle 6 di questa mattina. Ma il timore è che possano non riprendere mentre prosegue la guerra in Ucraina dopo l'invasione russa. In passato lavori simili a quelli annunciati hanno richiesto dai dieci ai 14 giorni e non sempre sono stati completati entro la scadenza prevista.

Gazprom, il colosso del gas russo, ha già ridotto in modo significativo il flusso attraverso il gasdotto di 1.200 chilometri, parlando di ritardi nei lavori di riparazione attribuiti da Mosca alle sanzioni occidentali contro la Russia. Una posizione contestata dal cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Secondo l'Agenzia federale delle reti, il gasdotto veniva utilizzato solo per circa il 40% della capacità. Da parte nostra, il governo sta monitorando da febbraio i flussi da Tarvisio, il punto di ingresso del gas russo e in misura marginale anche i volumi più contenuti che arrivano da nord, attraverso Passo Gries. È evidente che la riduzione dai gasdotti russi sia diventata strutturale, ma l’Italia è in uno stato di pre-allerta perché questo è il momento di riempire gli stoccaggi in vista dell’inverno, che sono oltre il 60% con l’obiettivo del 90% entro fine ottobre. I margini di manovra sulle finanze pubbliche sono peraltro ridotti al lumicino nonostante l’alta inflazione che a giugno ha toccato l’8%. 

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