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Giffoni, uomo tagliato a pezzi da moglie e figli: "Chi l'ha visto ci aiuti", come li hanno scoperti

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Tiziana Lapelosa
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Lui ucciso, smembrato e gettato in un dirupo. Loro a recitare, male, una messinscena durata appena venti giorni. Moglie e figli di Ciro Palmieri, 43 anni, fornaio, si erano persino rivolti a "Chi l'ha visto" su Rai3 per avere notizie di quell'uomo svanito nel nulla la sera dello scorso 29 luglio, quando era uscito di casa per fare una doccia nel giardino con una sacca del cambio preparata dalla moglie, Monica Milite. Così aveva raccontato la donna ai carabinieri di Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno, ai quali il 30 luglio si è presentata per denunciare, afflitta, la scomparsa del giovane marito. E che le sue fossero lacrime di coccodrillo, che il suo racconto stonasse in più punti, i militari lo avevano capito subito. Al punto da concentrare le indagini proprio su di lei e sui suoi figli. Facendo centro. La verità, infatti, si nascondeva nelle immagini delle telecamere di sorveglianza all'interno dell'abitazione della famiglia Palmieri. Sequenze, del resto, che erano già state sovrascritte, ovvero sostituite da altri file, ma che non hanno impedito agli esperti chiamati dai militari di recuperarle e ricostruire i fatti. E che fatti.

LA VERITÀ

I fotogrammi restituiscono il quadro di una lite familiare che va via via degenerando, con la vittima che viene aggredita e accoltellata dalla moglie e dai figli - di cui uno minorenne - fino a finire a terra. Ma non finisce qui: il fornaio, inerme e disteso sul pavimento incapace di reagire o forse già deceduto, continua ad essere colpito, con più coltelli. Gli investigatori hanno definito le immagini «agghiaccianti», anche perché il massacro prosegue con sullo sfondo un altro figlio della coppia, di 11 anni, che assiste inerme all'omicidio. Come se non bastasse, alla vittima viene amputata una gamba, chiusa poi in un sacco di plastica. E tutto viene poi gettato in un dirupo in una località del Salernitano chiamata Curticelli.

Saranno mamma Monica, il figlio Massimiliano di 20 anni e l'altro minore che ha preso parte al delitto (da quel che raccontano le immagini) ad indicare agli investigatori dove andare a cercare il corpo a pezzi quando ieri mattina sono stati arrestati con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e occultamento di cadavere. La donna e il figlio maggiorenne sono in carcere, il minore è invece in un istituto di pena minorile. E ieri pomeriggio i resti del corpo del fornaio sono stati recuperati dai vigili del fuoco di Giffoni e dai tecnici del Soccorso alpino e speleologico (Cnsas) coordinati dai carabinieri. Ora, ci si chiede il perché di tanta furia: di certo è che i due si stavano separando, ma si indaga anche ad un contesto di possibile violenza maturata in ambito familiare, che abbia spinto anche i figli a prendere parte all'omicidio.

CLIMA TESO
In attesa di risposte, e dell'esito dell'autopsia fissata per mercoledì prossimo, il piccolo paese di Giffoni che tra centro e frazioni conta 11mila abitanti, si trova per una volta a fare i conti con un fatto di cronaca che nulla ha a che vedere con le luci del festival del cinema per ragazzi, che ogni anno attira nella provincia a due passi dalla Costiera Amalfitana, da Caserta e da Napoli, migliaia di persone da tutto il mondo. «Questa è una di quelle giornate che un'intera comunità non vorrebbe vivere mai. C'è tanto sgomento per un dramma, uno choc per una città dai principi sani, dai valori forti e puri come i nostri», ha detto il sindaco Antonio Giuliano. «È difficile trovare parole in questo momento, credetemi. Non starà a me così come all'intera cittadinanza dare giudizi o fare processi. Lo faranno le autorità, che desidero ringraziare per il lavoro che hanno fatto in queste settimane per far venire a galla la verità», ha scritto il primo cittadino sul suo profilo facebook.

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