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Ucraina, guerra tra leader della sinistra per le marce della pace

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Elisa Calessi
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Si moltiplicano le manifestazioni che chiedono la pace in Ucraina. Molte di queste, però, paradossalmente diventano motivo di divisione. Almeno tra i partiti che scelgono o meno di aderirvi. E così se giovedì, davanti all'ambasciata russa, il Pd e Più Europa parteciperanno al sit-in promosso da Marco Bentivogli e da un gruppo di assocazioni, dal titolo «Non c'è vera pace senza verità. Non c'è verità senza libertà», Giuseppe Conte e il M5S, invece, non ci saranno. Si preparano, però, ad aderire alla manifestazione che per metà novembre (il 12 o il 19) Arci, Acli e altre associazioni puntano a organizzare. Intanto c'è la mobilitazione che dal 21 al 23 ottobre Rete italiana pace e disarmo, Arci, Acli e altri hanno promosso in varie piazze italiane. E ancora non si è capito quale partito aderirà. Poi c'è la Comunità Sant' Egidio, che ha promosso un evento dal titolo «Incontro di dialogo e preghiera per la pace tra le religioni mondiali» che si svolgerà a Roma dal 23 al 25 ottobre: parteciperanno il presidente Sergio Mattarella, Emmanuel Macron, Mohamed Bazoum, presidente del Niger e, in chiusura, Papa Francesco. Non è finita. Il 28 ottobre, la Regione Campania ha lanciato una iniziativa per la pace, a cui aderirà la Cgil. Un'altra, poi, si terrà il 5 novembre «per il lavoro e la pace», lanciata da Maurizio Landini, segretario della Cgil, dal palco di piazza del Popolo sabato scorso.

 

 

 

PUNTI DI VISTA DIVERSI

Un fiorire di eventi che dà voce a un sentimento diffuso, ma, ma manifesta accenti diversi nel guardare a quanto accade in Ucraina. Chi sottolinea di più l'aggressione da parte della Russia, chi la richiesta di pace da entrambe le parti. E così le piazze finiscono per dividere. In particolare, dividono Pd e M5S, sempre più concorrenti nel rappresentare la sinistra. E nel mettere un cappello alla galassia pacifista. La prima iniziativa, in ordine cronologico, si svolge giovedì. Si chiede il «cessate il fuoco immediato», lo «stop all'escalation nucleare», una «commissione internazionale» per accertare la verità sui crimini accaduti in Ucraina, «riconoscere la libertà di parola ai dissidenti russi» e il «ritiro delle truppe russe». Ci sarà il Pd. Ma non il M5S. «Mi sembra», spiega Matteo Orfini, «che da parte di alcuni ci sia la volontà di utilizzare la pace per una divisione strumentale a fini interni». Conte? «È un trasformista, non c'è nulla di sincero nelle sue posizioni». E così la pensa Bentivogli, promotore del sit-in: «C'è una distinzione fra aggressore e aggredito, non c'è equidistanza», mentre «il pacifismo ideologico che si fonda sugli equivoci nasconde obiettivi lontani dalla pace». Quanto a Conte «oggi veste i panni del pacifista», ma «sulle spese militari, mi sembra che abbia già cambiato idea almeno una volta». Il capo del M5S, in ogni caso, ha già fatto sapere che non ci sarà giovedì. Guarda, piuttosto, alla piazza che Arci e Acli stanno organizzando per metà novembre, il 12 o il 19. «Parteciperemo», ha detto ieri, «alla grande manifestazione nazionale per la pace in corso di preparazione. Vi prenderemo parte senza bandiere. Non vogliamo mettere nessun cappello politico rispetto a un'occasione, per tutti i cittadini, di manifestare la propria preoccupazione per questa escalation militare e per invocare una svolta in direzione di un negoziato di pace». Intanto Carlo Calenda lancia una sua manifestazione a Milano, contro quella di Conte che sarebbe «per la resa dell'Ucraina».

 

 

 

LA NOTA

Anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, prende le distanze da Conte: «Le manifestazioni per la pace sono sempre un fatto positivo, ma che chi ha responsabilità di governo deve sempre distinguere tra chi aggredisce e l'aggredito. Nel dibattito pubblico ci sono state delle ambiguità». Nel caos delle piazze, una nota del Pd prova a mettere chiarezza e a evitare divisioni: «La linea del Pd sulla guerra è netta, limpida, fin dal principio. Noi partecipiamo e sosteniamo ogni iniziativa che abbia come obiettivo la pace e che allo stesso tempo, chiaramente, non presenti ambiguità sulle responsabilità dell'aggressore, vale a dire la Russia di Vladimir Putin». E lo stesso Enrico Letta ha precisato che c'è pacifismo e pacifismo: «Noi partecipiamo a tutte le iniziative che vogliono ribadire la necessità della pace e ovviamente a tutte quelle in cui viene dato il segnale del fatto che c'è una responsabilità chiara da parte della Russia». 

 

 

 

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