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Covid, la verità sull'Italia: cosa c'è dietro questi numeri

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Claudia Osmetti
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Partiamo dalle buone notizie perché, con tutto quello che sta succedendo, abbiamo bisogno di una sana iniezione di ottimismo. Ché bisogna anche dirsi quello che va bene, altrimenti è la fine. In Italia, il Covid, è in calo. Non lo sosteniamo noi, lo certificano i dati ufficiali del bollettino settimanale targato ministero della Sanità: crolla tutto (o quasi) e pure con percentuali a doppia cifra. Diminuiscono i decessi (dell'11,5%), diminuiscono i contagi (dell'11,3%), diminuiscono anche i ricoveri nei reparti ordinari (di poco, in realtà, ossia di "appena" 465 posti, ma vuoi mettere? Sono quasi 500 letti liberi in più, mica hai detto niente).

Dipendesse solo da questo, dalla fotografia degli ospedali e dei laboratori di biologia, il 2020 sarebbe uno sfumato ricordo buono forse solo a condire le discussioni del veglione di questa sera. La curva epidemica va giù, quella delle vittime anche (e la settimana prima era in rialzo) toccando quota 706: sempre un'enormità, certo, ché di coronavirus si continua a morire e il Sars-cov2 non è svanito nel freddo della notte di Natale. Però è già qualcosa, dal 16 al 22 dicembre ne avevamo contati circa cento in più. Sono stabili, invece, le terapie intensive (abbiamo 314 pazienti intubati da Nord a Sud) mentre cresce il tasso di positività che arriva a sfondare quota 15% (15,1%, per essere precisi al decimale): la ragione è che i tamponi eseguiti, nei passati sette dì, complici anche le feste e le vacanze, sono circa il 20% in meno di quelli che avevamo processato prima). Uno: non è finita. L'abbiamo ricordato mille volte e lo riscriviamo. Tocca tenere alzata l'attenzione (e gli sforzi che si stanno implementando negli aeroporti vanno in questa direzione).

 

 

 

POSITIVI AL 50 PER CENTO

Due: bisogna anche monitorare le varianti perché sono loro, al momento, che possono fare la differenza. In Italia Xbb.1.5, nome in codice: Gryphon, la principale sospettata del caos che sta colpendo la Cina, checché ne sbuffi il governo di Pechino, si assesta attorno al 2% dei casi conclamati. Parola dell'Iss, al secolo l'Istituto superiore di sanità. Significa che la quasi totalità delle nostre infezioni riguarda ancora Omicron: e va bene così, specie dal punto vi vista vaccinale.

 

 

 

Tre: appunto, i vaccini. La quarta dose, a essere sinceri, non è mai decollata. Gli over65 che ci hanno ri-ri-rimesso il braccio sono una fascia inferiore al 30% della platea di riferimento (il 29,2%), complessivamente il booster del booster l'ha fatto un italiano su dieci. Anche questo è un numero da tenere in considerazione. Come quelli che arrivano dagli scali aeroportuali. La soglia, lì, è ancora la stessa, uno su due. Quasi il 50% dei tamponi raccolti a Malpensa, nell'hinterland milanese, tra i viaggiatori sbarcati nei giorni scorsi da un volo proveniente dalla Cina, è attualmente risultato positivo al Covid. Le due stanghette sul test che oramai abbiamo imparato a conoscere tutti. Vero, il campione non è dei più rappresentativi («Sono 26 i tamponi risultati positivi allo screening effettuato giovedì pomeriggio a 56 passeggeri proveniente da Tianjin, in Cina», specifica l'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Guido Bertolaso), però siamo solo all'inizio: «Continuiamo a registrare un tasso di positività vicino al 50% e proseguiremo le analisi per il sequenziamento, augurandoci di trovare ancora varianti già presenti in Italia». Della serie, facciamoci trovare pronti. La Lombardia ha già individuato due strutture ricettive da destinare all'isolamento di chi ne avrà bisogno (una a Monza e una a Pogliano milanese): «Al momento», chiosa tuttavia Bertolaso, «nessuno ha avuto l'esigenza di usufruirne». 

 

 

 

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