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Milano, ecologisti? No, eco-dementi: come riducono i Suv

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Massimo Sanvito
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È mattina presto in via Mameli, a Milano, non lontano dal centro. Una strada ampia, con le aiuole curate piene di fiori, dove auto, moto e biciclette convivono senza problemi. Il blitz del collettivo delle suv-versive (con lo schwa sulla “e” finale, ndr), va in scena quando il quartiere ancora dorme. Sgonfiano le gomme dei suv parcheggiati, qualcuna la tagliano anche, e lasciano un volantino sui parabrezza. Rivendicano il vandalismo. «Non ce l’abbiamo con te ma con la tua auto di lusso», si legge nelle prime righe del foglio. È uno stillicidio di ruote a terra. Ci sono genitori che non riescono a portare i figli a scuola e signori e signore che non sanno come arrivare al lavoro. Tutti a piedi.
Colpevoli di aver un suv come macchina e costretti a mettere mano al portafoglio (almeno 300 euro per due gomme, in modo da rispettare l’asse).

DEMONIZZAZIONE - Ma perché? La demonizzazione di questi mezzi tocca tre aspetti: «maggior rischi di incidenti gravi», «occupazione dello spazio» e «inquinamento dell’aria». È una dichiarazione di guerra: «il tuo suv è solo un lusso necessario, scomodo e illogico», scrivono i talebani dell’ecologismo nei volantini con cui marchiano i tergicristalli dei nemici. C’è anche una pennellata politica per lodare l’amministrazione comunale della città a 30 all’ora, dei monopattini e delle bici in contromano, di Area B e delle strisce blu anche in periferia. «Considerato che vivi nella città italiana con il miglior sistema di trasporto pubblico siamo sicure (ancora lo schwa...) che non avrai troppa difficoltà a raggiungere comunque la tua destinazione», scrivono le suv-versive.

 

 

Peccato che chi abita da quelle parti, per raggiungere la fermata della metro più vicina, deve farsi almeno venti minuti di camminata. Della serie: consigli non richiesti. Per non dimenticare il terzo rincaro sul biglietto Atm nell’ultimo decennio di sinistra al potere che ha fatto di Milano una tra le città più care d’Europa sul fronte trasporti in rapporto ai chilometri di rete metropolitana.

ODIO IDEOLOGICO GREEN - «Ecco a cosa portano le scelte ideologiche e per nulla ragionate dei finto-ambientalisti che siedono a Palazzo Marino: l’odio ideologico della sinistra contro chi ha la colpa di possedere un’auto si traduce in gravi violenze alla libertà personale. I cittadini presenteranno un esposto, noi denunceremo l’accaduto alla digos con la speranza che questi “rivoluzionari green” così coraggiosi da non metterci la faccia vengano individuati e severamente puniti. Chissà Sala e Majorino cosa ne pensano: coccoleranno anche i suv-versivi dopo centri sociali abusivi, rom e clandestini?», attaccano Silvia Sardone, europarlamentare e commissario cittadino della Lega milanese, e Chiara Pazzaglia, consigliere leghista in Muncipio 4. Dalle stanze del Comune di Milano non è filtrata alcuna reazione alla mattanza di gomme.

 

 

Nemmeno una velata condanna. È la dittatura delle suv-versive, il cui finale del volantino distribuito è un autentico inno alla follia. «Ci scusiamo per il disagio creato ma, considerata l’arroganza che deriva dal possedere un suv e la criticità dell’emergenza climatica, riteniamo che azioni non violente come questa siano diventate necessarie. Piccola chicca: a essere prese di mira anche le gomme dei suv full hybrid che si ricaricano automaticamente, quindi per nulla inquinanti. Ma funziona così, quando l’odio sociale offusca la ragione.

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