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Covid, i pm contro Conte: "Scenari catastrofici, 4mila morti evitabili"

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Giuseppe Conte, Roberto Speranza e gli altri indagati dalla Procura di Bergamo per i fatti risalenti alla primavera del 2020, quando si diffuse il Covid, avevano "a disposizione", almeno dal 28 febbraio 2020, "tutti i dati" per "tempestivamente estendere" la zona rossa anche alla Val Seriana. Erano contenuti nel "Piano Covid elaborato da alcuni componenti del Cts coordinati dal prof. Stefano Merler". Quel documento "già prospettava" lo "scenario più catastrofico per l'impatto sul sistema sanitario": questo quanto scrive la Procura nell'avviso di chiusura delle indagini sulla mancata istituzione delle "zone rosse" a inizio pandemia. Il procuratore Antonio Chiappani spiega: "Il nostro problema è stato sì quello del mancato aggiornamento del piano, e questo riguarda un lato ministeriale, ma anche la mancata attuazione di quegli accorgimenti preventivi già previsti nel piano antinfluenzale comunque risalente al 2006. Se la zona rossa fosse stata estesa sin da subito si sarebbero evitate oltre 4mila morti".

 

 

 

Agli indagati viene contestato anche di avere "in cooperazione colposa tra loro, cagionato per colpa la morte" di 55 persone, di cui la procura di Bergamo elenca i nomi nell'avviso di conclusione delle indagini. I presunti reati contestati dai pm si riferiscono al periodo tra il 26 febbraio e il 5 maggio del 2020. Il presidente di Regione Lombardia, invece, non avrebbe segnalato "alcuna criticità relativa alla diffusione del contagio nei comuni della Val Seriana, inclusi i comuni di Alzano Lombardo e Nembro e dunque non richiedendo ulteriori e più stringenti misure di contenimento" in due mail del 27 e 28 febbraio 2020 inviate "al Presidente del Consiglio dei Ministri" per richiedere "il sostanziale mantenimento delle misure di contenimento già vigenti in Regione Lombardia": lo scrive sempre la Procura di Bergamo nell'avviso di chiusura delle indagini.

 

 

 

Intanto i parenti delle vittime del Covid si sono ritrovati davanti alla Procura di Bergamo questa mattina: "Per tre anni nessuno ci aveva ascoltato, mentre oggi vogliamo essere grati alla Procura di Bergamo - hanno detto -. Non è un atto d'accusa il lavoro della Procura ma una ricostruzione" di quella che hanno definito la "strage bergamasca". 

 

 

 

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