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Don Roberto, le foto-choc del prete: chi smaschera (in Chiesa)

Caterina Maniaci
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Nel cuore di Venezia, tra le chiese-gioiello di San Moisè, San Salvador e San Zaccaria c’è un via vai di turisti, meno di fedeli, ma soprattutto di truffatori. Sì, truffatori in pianta stabile: finti invalidi, finti volontari di finte associazioni benefiche. Deve rendere bene, questo traffico, visto che da anni si ripresentano puntuali all’inizio della stagione turistica. Il trucco funziona così: entrano in chiesa, mostrano le loro cartelle, fingono di far parte di un’associazione che si occupa, ad esempio, di persone sordomute. Fanno firmare una carta (falsa) e poi chiedono un’offerta. Aspettano il momento in cui non c’è qualcuno della parrocchia e quando il turista mette mano al portafoglio riescono pure a portarglielo via. Cosa fare per bloccarli?

Don Roberto Donadoni, parroco di San Zulian, San Moisè, San Salvador e San Zaccaria, non ha voglia di subire in continuazione, come racconta Il Gazzettino. E ha deciso di pubblicare le foto di questi truffatori, spiega, per dare «un’informazione utile. Penso sia importante dare la possibilità ai turisti o a chi entra in chiesa di sapere preventivamente con chi hanno a che fare e come comportarsi di conseguenza». E non c’è solo Venezia; per restare in Veneto, in diversi piccoli centri della provincia, sacerdoti e parroci decidono di pubblicare foto di ladri e truffatori, per mettere in guardia fedeli e visitatori delle chiese.

 

Siamo nel campo della violazione della privacy? È un «atto incivile, di violenza» mostrare foto e filmati di chi ruba, truffa, minaccia, come pensa Monica Romano, consigliera comunale dem di Milano? Che ha scatenato la polemica dopo aver scritto un post, poi rimosso, contro coloro che filmano e diffondo sui social video sulle borseggiatrici, che agiscono in particolare nella metropolitana. «Quest’abitudine di filmare persone sorprese a rubare sui mezzi Atm di Milano e di diffondere i video su pagine Instagram con centinaia di migliaia di followers è violenza, ed è molto preoccupante.

Punto», si legge nel messaggio di Romano. Si è scatenata la polemica, appunto, con code di insulti, controinsulti, minacce di querele... Polemiche e discussioni che promettono di non esaurirsi a breve.

Torniamo a Venezia e a don Roberto, il quale racconta di aver subito pesanti minacce, anche di morte, da parte di questi truffatori. Lui non si è mai fatto intimidire, oltre a fotografarli e a far girare le foto, continua a cacciarli via, oltre ad aver avvisato la polizia, naturalmente. Ma con la bella stagione sembra “rifiorire” anche l’esercito dei borseggiatori, dei taccheggiatori, delle finte associazioni, dal Carnevale in poi in attività al 100%, in pista per la Pasqua e per i prossimi ponti. Don Roberto lo precisa, sempre al Gazzettino, grazie anche ad un “indizio” concreto: «Nei confessionali delle nostre chiese troviamo almeno due portafogli vuoti a settimana».

 

Niente a che vedere con le autentiche opere di carità che ruotano intorno alle parrocchie veneziane, cibo e medicine distribuiti ogni settimana a chi chiede davvero aiuto. Ma con chi truffa all’ombra delle chiese, anzi dentro le chiese stesse, non si possono chiudere gli occhi: «L’informazione, su questi fenomeni criminali, è sempre buona».

Don Roberto non è il solo a pensarla così. Perché rubare ai poveri, no, non si può tollerare, né che si vandalizzino le chiese. Don Marco Scaggiante, parroco di Santa Rita, nel trevigiano, la settimana scorsa ha pubblicato le foto di un ladro seriale in azione nella sua parrocchia, contribuendo alla sua cattura da parte dei carabinieri. A Mestre è passato all’azione il parroco dei santi Gervasio e Protasio, don Gianni Antoniazzi, a reagire e dopo aver subito l’ennesimo furto in chiesa, ha pubblicato le foto di un balordo in azione con atti vandalici nel quartiere sul foglio parrocchiale “Lettera aperta”. Se si cambia regione, e si va in Lombardia, ecco l’impresa di don Ernesto Mariconti, parroco di Camisano, in provincia di Cremona, che filma con il cellulare riprende due persone mentre svuotano le cassette delle offerte, posta le immagini su internet. E poi porta le foto ai carabinieri, con relativa denuncia.

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