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Mercato dei bimbi, scegli il colore come fosse un parquet: ecco il catalogo

Fausto Carioti
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C’è un posto in cui il valore di un essere umano è determinato dal colore dei suoi occhi, dei suoi capelli e della sua pelle, dunque un posto profondamente razzista, ed è lo stesso posto che una parte importante della sinistra italiana indica come nuova frontiera dei diritti civili. È il mercato degli ovociti e degli altri “componenti” necessari alla Gpa, ovvero alla gravidanza per altri, perifrasi che sta a indicare l’affitto dell’utero.

Un mercato internazionale senza regole, come dimostra il sito web di quella che, in perfetto italiano, si definisce «la principale agenzia di maternità surrogata in Italia» e promette di rendere «possibile l’impossibile», incluso fare avere figli a coppie omosessuali: «Più del 45% dei nostri genitori sono uomini single, coppie gay o uomini gay single che, a un certo punto della loro vita, hanno sentito il bisogno di diventare genitori». I servizi per chi ha questo «bisogno» sono svolti in Ucraina, Russia, Grecia, Stati Uniti, Georgia e Albania («Abbiamo le migliori donne gestanti per il vostro processo di maternità surrogata»), il prezzo complessivo varia «da 50.000 euro a 200.000 euro o più» e la clientela italiana è una parte importante del business: «Negli ultimi due anni, il numero di casi di maternità surrogata in Italia ha superato quello delle adozioni internazionali».

 

LA LEGGE IGNORATA
Tutto questo in aperta violazione della legge 40 del 2004, perla quale «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 euro a un milione di euro». Completa anarchia.

Comandano i soldi, e una delle regole è che non tutti i “componenti” hanno lo stesso prezzo. Chi paga ha il diritto di scegliere. Lo sanno bene nella banca americana che offre online i propri servizi a chiunque, nel mondo, possa permetterseli. Offre seme maschile di donatori con diciotto tipi diversi di colore della pelle, selezionabili come si sceglie il colore del parquet del salotto. I colori hanno nomi evocativi tipo Avorio, Porcellana, Miele, Mandorla, Espresso e Castagna, e rimpiazzano quelli usati sino al 2021, dal suono un po’ più razzistello: Caucasico, Asiatico, Latino e Nero, ognuno con le sue cinque gradazioni. E questo catalogo, denuncia il ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella, serve a chi vende e a chi compra perché «sul mercato dei bambini è anche il colore della pelle a determinare il prezzo.

Poiché i committenti provengono da Paesi ricchi e sono in genere di pelle bianca, va da sé che il materiale genetico più desiderato (e dunque più costoso) è quello bianco». Funziona lo stesso con gli ovociti. Carolin Schurr, dell’università di Zurigo, ha studiato questo mercato, raccolto testimonianze e pubblicato articoli scientifici sull’argomento. Scrive che «le donne bianche giovani, occidentali e con una maggiore istruzione ricevono fino a 100 volte di più per i loro ovociti rispetto alle venditrici di ovuli in India, Messico, Ucraina o Georgia».

 

In un suo studio sull’industria della maternità surrogata in Messico, una delle mete preferite del “turismo procreativo” europeo, scrive che «gli “ideali di bellezza di Hollywood”», dunque pelle chiara, capelli biondi e occhi azzurri, «sono strettamente intrecciati con una logica (post-)coloniale di desiderabilità bianca. In questa logica, i corpi e le parti riproduttive del corpo delle fornitrici di ovuli bianchi sono considerati più preziosi e ricevono un compenso più elevato rispetto ai corpi non bianchi».

L’amministratrice delegata di una società del settore le spiega che nel loro catalogo ci sono «donatrici di ovuli “normali”, donatrici di ovuli Vip, che provengono tutte da un’agenzia di moda, e donatrici di ovuli da banche internazionali». E mentre le donatrici di ovuli “normali” guadagnano circa 500 dollari, quelle Vip sono pagate 1.200 dollari. In questo modo, avverte la scienziata, «la razza viene trasformata in una merce, da acquistare dal menu delle banche di gameti».
È importante, a questo proposito, notare che alle coppie italiane è impedita l’adozione internazionale di un figlio con determinati tratti genetici.

Quando due coniugi di Bologna hanno provato a chiedere un bambino con certe caratteristiche e si sono detti perplessi dinanzi alla possibilità che fosse di colore, il tribunale per i minorenni dell’Emilia Romagna prima, e la Corte di Cassazione poi, hanno respinto la loro domanda di adozione, anche perché in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione, che stabilisce l’uguaglianza dei cittadini senza distinzione di razza.

BIANCHI SÌ, RUSSI NO
Ma nel mercato della Gpa vigono le regole dell’eugenetica e i gusti del compratore. Funziona così anche in Europa, nella Ue, in Finlandia, meta scelta da svedesi e norvegesi per l’acquisto degli ovuli con il fenotipo “corretto”. Riikka Homanen, ricercatore dell’università di Helsinki, spiega in uno studio del 2018 che esiste «una razionalità selettiva ed esclusiva nella selezione, basata sulla bianchezza: le donatrici con tonalità della pelle scura non vengono accoppiate con riceventi dalla pelle chiara, ma può essere possibile accoppiare una donatrice dalla pelle chiara con riceventi dalla pelle scura». Il registro statale dei donatori garantisce poi sulla parentela, e in particolare che non ci sia parentela con russi. È il meraviglioso mondo dei nuovi diritti civili, e ricorda tanto certe teorie sulla difesa della razza.

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