I post, i like, i social. Però c’è un limite a tutto. E in questo caso il limite è che, se t’imbatti in un’auto che sta andando a fuoco, con dentro un passeggero avvolto dalle fiamme, che magari grida pure per il dolore, e in tasca hai un cellulare con la carica sufficiente, non ti metti a riprendere quanto sta succedendo, facendo addirittura della macabra ironia, ma usi il telefonino per chiamare i pompieri. I soccorsi. L’ambulanza. Ché un conto sono i social, i riscontri telematici e le carriere più o meno consumate da influencer della domenica: e un altro è la vita di una persona. Quella deve avere la priorità, sempre.
Altrimenti di cosa stiamo parlando? Intelligenza artificiale sì, intelligenza artificiale no: però pure quella umana dovrebbe trovare il suo posto. La procura di Roma sta cercando (disperatamente) l’autore di uno di un video, diventato “virale”, come si dice, a febbraio, che ritrae proprio questo: ritrae un’auto nera, una Volkswagen, ferma sul Gra, sul Grande raccordo anulare, nel bel mezzo di un incendio e con a bordo quello che presumibilmente era il suo autista.
«A zi, hai pijato foco? Senti che callo, mamma mia», dice la voce che sta dietro lo smartphone. Non è che serva la traduzione, ma facciamola per completezza: «Hai preso fuoco? Senti che caldo». Il tutto riferito aun uomo che è diventato una torcia umana per colpa di un cortocircuito scattato nell’abitacolo della sua vettura e che forse, forse, si sarebbe potuto salvare: se chi l’ha incontrato per primo avesse avuto un moto di umanità e non di socialità (intesa come social network). Chiaro, non possiamo saperlo. Non possiamo sapere quanto gravi fosQui sopra, un fotogramma del video con l’auto in fiamme.
A destra, Francesco Sandrelli, la vittima 53enne: à deceduto dopo quasi due mesi di agonia sero già, allora, in quei primi momenti, le escoriazione di questo aretino (l’automobilista veniva da Arezzo): però sappiamo che tentare il tutto per tutto è un’altra cosa. L’incidente è avvenuto il 6 febbraio del 2023, l’uomo è morto il 24 marzo scorso: cioè dopo un mese di agonia, in ospedale. E adesso la magistratura romana vuole vederci chiaro. Uno, perché è assurdo. E due, perché è pure omissione di soccorso. Cioè un reato. Articolo 593 del codice penale, si rischia un anno di reclusione o una multa fino a 2.500 euro. Non riguarda solo i pirati della strada, riguarda tutti.
Tutti ci possiamo trovare in una situazione del genere. Lui, la vittima, ha 53 anni, si chiama Francesco Sandrelli, fa il pittore e lì per lì manco s’è reso conto di cosa gli stava per succedere. Si è ritrovato il fuoco addosso. $ uscito dalla Golf e ha camminato sul ciglio della strada quando un’altra auto si è avvicinata. La telecamera del cellulare era già puntata su Francesco perché il video inizia con una colonna nera: «Questo lo mandiamo a Welcome to Favelas (una pagina Facebook che ironizza sui malfunzionamenti di Roma, ndr)». Poi se ne è andata. Fine. Il girato ha fatto il giro del web finché qualcuno si è accorto che (ma guarda un po’) è proprio di cattivo gusto. Intanto Francesco è stato raggiunto da un’elicottero dei soccorsi: è completamente ustionato. In ospedale le sue condizioni sono critiche. $ morto un mese dopo: i suoi famigliari, adesso, chiedono giustizia e si sono presi un avvocato. La pm di Roma Silvia Sereni ha aperto un fascicolo per omissione di soccorso, il sostituto Clara De Cecilia sta indagando per capire cosa ha effettivamente causato quell’incidente e il relativo incendio. Ma resta il nodo di quell’avventore che è passato, ha visto Francesco bruciare e ha tirato dritto, pensando addirittura di farne materiale per qualche visualizzazione in rete.