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Supermercato, addio codice a barre: stravolte le etichette, cosa cambia

Attilio Barbieri
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Lo scorso 3 aprile il codice a barre ha compiuto 70 anni. Era il 3 aprile 1973 quando, negli Stati Uniti, le principali aziende del largo consumo decisero di introdurre un unico standard per identificare i prodotti: quello che oggi conosciamo tutti come il codice a barre Gs1. Un insieme di lineette bianche e nere la cui lettura con uno scanner restituisce informazioni importanti. A cominciare dal prezzo. Ma dopo i primi settant’anni di vita il codice a barre si aggiorna. Sta arrivando sul mercato una nuova versione, simile al codice Qr, quel quadratino fatto di punti e lineette che può contenere più informazioni e collegamenti al web. Ecco una breve guida, sotto forma di domande e risposte, per capire come funzionano i codici a barre e cosa cambia.

 

 

 

1) Quali informazioni contiene l’attuale codice a barre?
Tutte le informazioni che identificano in modo univoco prodotto e produttore.

2) È vero che a partire dalla sequenza di cifre presenti sotto il codice a barre si può risalire al Paese di origine dei cibi?
No. Le prime 9 cifre del codice a barre rappresentano il prefisso aziendale Gs1 e identificano semmai l’indirizzo della sede legale del titolare del marchio, ma non raccontano nulla sull’origine del cibo.

3) È possibile per un consumatore decodificare il codice a barre?
Sì, basta installare sul proprio smartphone un lettore di codici a barre. Inoltre i software più recenti che equipaggiano i cellulari consentono di leggerlo anche riprendendolo con la fotocamera del telefonino.

4) E quali informazioni ricava il consumatore dalla scansione del bar code?
Informazioni più o meno accurate sul titolare del marchio.

5) È vero che sta per arrivare sul mercato una nuova generazione di codici a barre?
Sì. Entro il 2027 è previsto che diventino operativi e si diffondano praticamente in tutto il mercato i nuovi codici bidimensionali che possono includere più dati rispetto all’attuale codice lineare.

 

 

 

6) E come sono fatti questi nuovi codici?
Il Gs1 Digital Link – questa è la definizione ufficiale - di fatto è un link che viene incorporato in un normale Codice Qr, quel quadratino fatto di punti e lineette che già si trova su molti prodotti di largo consumo.

7) E in cosa differisce allora, rispetto ai QR Code già diffusi?
Il GS1 Digital Link collega in modo univoco il prodotto fisico al suo “gemello digitale”, ovvero all’insieme di tutte le informazioni destinate agli operatori della filiera e ai consumatori e immagini di prodotto, sempre aggiornate e complete. Le informazioni sono riconoscibili ovunque e da qualunque applicazione, compresi i siti e-commerce dei rivenditori, le app di terze parti e le casse dei punti vendita che leggono i QR code.

8) Questi nuovi codici Qr includeranno le informazioni sensibili sul prodotto, come Paese di origine, data di scadenza, eventuale presenza di allergeni, stabilimento di produzione o confezionamento, presenza di farina di insetti e via dicendo?
A meno che non intervenga un provvedimento legislativo che lo preveda sta al produttore decidere quali informazioni rendere disponibili.

9) Finora i Codici Qr si sono diffusi poco. Il Gs1 Digital Link non rischia di fare la stessa fine?
Intanto sarà uno standard di mercato. E poi, qualora dovesse contenere informazioni rilevanti come origine, allergeni, data di scadenza e via dicendo i consumatori avranno tutto l’interesse a leggerlo.

10) Non sarebbe auspicabile individuare un richiamo grafico univoco, ad esempio un bollino con colori standard, che contenga il nuovo codice Gs1 in maniera da agevolarne l’individuazione e la lettura?

L’etichettatura dei prodotti di largo consumo è di competenza esclusiva dell’Unione europea. Dunque dovrebbero essere la Commissione Ue, l’Europarlamento e il Consiglio europeo ad adottare una iniziativa legislativa in merito. Il governo italiano può introdurre soltanto provvedimenti in deroga, previa autorizzazione della Commissione europea. 

 

 

 

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