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L'anti-berlusconiana ai funerali, lo sfregio: cosa teneva in mano

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"Chiamatemi Silvia" ha detto a chi le chiedeva il nome. Sfidando il senso comune e incurante dei sentimenti di chi aveva raggiunto piazza Duomo a Milano per dare l'ultimo saluto al presidente Silvio Berlusconi, Silvia si è presentato all'appuntamento con una maglietta con la scritta "Io non sono in lutto". Ma anche con un oggetto esplicito segnale del suo dissenso: la contestatrice che aveva infatti in mano il libro "Per questo mi chiamo Giovanni" dedicato alle indagini del giudice Falcone simbolo della lotta alla mafia. Se voleva provocare una rissa in piazza c'è quasi riuscita. 

 

 

“Comunista”, “cafona”, “vergogna, vai a casa” le hanno gridato le persone in piazza Duomo. "Abbia rispetto almeno per la morte e per la famiglia, vada via", ha aggiunto un'altra signora. "Adesso basta", dice un altro fan del Cav, "sono 30 anni che gettate odio. Buffona, cerchi solo visibilità". “Lei deve innanzitutto rispettare una persona morta. È necessario mostrare rispetto per la morte e per chi ha perso la vita”, le ribadisce un altro signore a lutto. 

 

"Berlusconi è un pregiudicato e per questo non merita il lutto nazionale che non è stato concesso nemmeno a persone che hanno perso la vita per il nostro Paese. Ecco perché io non sono in lutto", ha affermato Silvia, senza nascondere il livore. "Perché devo andare via se sto qui in silenzio a leggere il libro?", chiedeva senza alcun imbarazzo. Le ha risposto una militante azzurra: “Se non sente il lutto, le consiglierei di restare a casa. Siamo qui per salutare un morto”. 

 

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