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TheBorderline, l'urlo sul suv prima dello schianto: "Frena!"

Simona Pletto
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Settantaquattro chilometri orari più del consentito. Viaggiava infatti a 124 Km orari la Lamborghini Urus guidata dallo youtuber Matteo Di Pietro, su un tratto stradale del centro di Casal Palocco a Roma, dove il limite è di 50 Km orari e nonostante la presenza di attraversamenti pedonali. È quanto emerge dall’ordinanza in cui il gip di Roma Angela Gerardi giorni fa ha disposto gli arresti domiciliari per il ventenne che era alla guida del bolide e che probabilmente, proprio a causa della eccessiva velocità, ha ucciso il piccolo Manuel. Per il giudice che ha disposto gli arresti domiciliari per Di Pietro, questi ha noleggiato il Suv Lamborghini con «l’unico ed evidente fine di impressionare e catturare l’attenzione di giovani visitatori del web per aumentare i guadagni della pubblicità, a scapito della sicurezza e della responsabilità e di conseguenza a procedere ad una velocità superiore ai limiti indicati». Dunque, correva come un matto per aumentare le visualizzazioni dei suoi fan sul web. E per guadagnare soldi. «Tanto più che alcuni dei passeggeri presenti all’interno della Lamborghini - precisa ancora il gip, evidentemente riferendosi agli altri ragazzi a bordo, - lo avevano più volte invitato a ridurre la velocità».

 

 

 

OMICIDIO STRADALE

Un elemento non da poco, quello della velocità a cui viaggiava il Suv coinvolto nell’incidente. Per il giovane conducente, al momento unico indagato per omicidio stradale e lesioni, questo segna una aggravante di notevole peso nella valutazione delle responsabilità nel sinistro avvenuto lo scorso 14 giugno in via Macchia Saponara, a Casal Palocco. Di Pietro, per una sfida web (guidare 50 ore no stop), ha dunque premuto sull’acceleratore fino e si è scontrato con la Smart Forfour su cui si trovava il piccolo Manuel. Nello sconto in cui ha perso la vita il bambino di 5 anni sono rimasti feriti anche la mamma e la sorellina di 4 anni. Nel disporre il 22 giugno gli arresti domiciliari per Di Pietro, per evitare inquinamento delle prove e fuga, il gip ha anche sottolineato che «le telecamere utilizzate per i video sono sparite». Il mistero dunque per ora resta. Dall’esame dei dati dal gps del Suv, si legge sempre nell’ordinanza, «emerge che la Lamborghini percorreva via dei Pescatori, da cui proveniva, diretta in Via Macchia Saponara, alla velocità di circa 145 km/h; che al momento di imboccare via di Macchia Saponara alle 15:38, si fermava; che imboccata tale via, riprendeva velocità raggiungendo in soli 14 secondi la velocità di 124 km/h immediatamente prima dell’impatto».

 

 

 

I dati tratti dal Gps hanno segnalato «l’accelerazione repentina del mezzo che, una volta immessosi su via di Macchia Saponara, passava in poco più di dieci secondi, da 0 km/h a 124 km/h, poco prima dell’impatto». E ancora: «L’assenza di tracce di frenata dimostra verosimilmente che la decelerazione improvvisa e rapidissima è stata conseguenza dell’avvistamento dell’auto in prossimità del punto in cui si è verificato l’incidente». Dall’ordinanza si evince come la donna alla guida della Smart avesse inserito la freccia prima di svoltare. Lo riferisce agli inquirenti l’autista del bus che passava in quel momento su via di Macchia Saponara. L’uomo ha detto di aver visto la Smart che azionava l’indicatore di direzione sinistro e avviava la manovra di svolta; ad un certo punto però veniva travolta da una Lamborghini. In sostanza, la madre del piccolo Manuel avrebbe fatto una manovra di svolta rapida, e questo avvallerebbe l’ipotesi che la stessa non avrebbe visto arrivare la Lamborghini guidata da Di Pietro a causa dell’alta velocità sostenuta dal giovane.
La Smart era stata trascinata per alcuni metri quindi era stata sganciata dalla Lamborghini, fermandola propria corsa a ridosso del marciapiede di destra.

 

FONTE DI REDDITO

Sempre il giudice, in riferimento alla personalità del giovane youtuber scrive inoltre che «non appare tranquillizzante, tenuto conto che la sua principale fonte di reddito sembrerebbe rappresentata proprio dalla realizzazione di video da pubblicare su siti web riferibili alla società The Borderline srl, di cui l’indagato è socio oltre che amministratore delegato e che ha già in precedenza realizzato altri video e challenge a bordo di autovetture, proponendo sfide analoghe, con il rischio di mettere a repentaglio la vita di altri». Inoltre, aggiunge il gip, la «riscontrata positività ai cannabinoidi, sebbene non vada ad integrare la circostanza aggravante dell’omicidio stradale, che infatti il Pubblico Ministero non ha contestato potendo essa riferirsi ad assunzioni risalenti a diversi giorni prima, rimarca ulteriormente un tratto trasgressivo dell'indole dell'indagato, che conferma il quadro sopra delineato».

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