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Rimini, l'invasione dei lituani: ecco cosa sta succedendo in riviera

Paola Pellai
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Negli anni ”80 Rimini si era conquistata la definizione di “divertimentificio”, oggi invece sta perdendo i pezzi simbolo di quell’euforia estiva che l’aveva battezzata come l’Ibiza italiana. L’estate sulla riviera romagnola si snoda lungo i 30 chilometri di spiaggia tra Cattolica e Bellaria, il giorno e la notte sono sempre stati accomunati dalla stessa voglia di fare casino, ballare, tradire, trasgredire, amare... Oggi Rimini resta una città da 150 mila abitanti, oltre mille hotel e 34 mila camere ma con il turismo uscito malconcio dalla ghigliottina del Covid, dal conflitto russo-ucraino e dall’alluvione di maggio che ha mandato all’aria le prenotazioni di giugno (un tedesco su 2 ha disdetto), sgambettando pure quelle di luglio (-25%). 

 

 

E così ti ritrovi in una Rimini diversa, più triste e malinconica. Un’immagine eloquente è all’esterno del cinema a luci rosse su viale Oliveti a Miramare: un foglio penzolante su locandine hard ti spiega che le due sale (la Rossa e l’Azzurra) per “ordinanza Covid resteranno chiuse dal 26 ottobre 2020 al 24 novembre 2020”. La realtà è che quel cinema non ha mai riaperto: il suo proprietario è morto nel 2021 e il locale un paio di settimane fa non è stato battuto in un’asta andata deserta per 191 mila euro. Ci si riproverà tra qualche mese con una cifra abbassata a 150 mila euro, meno del prezzo di un bilocale nella stessa zona.

 


RUSPE A colpi di ruspa pochi giorni fa è partito anche il cantiere che porterà alla demolizione della storica discoteca Paradiso, sulle colline riminesi: inaugurata nel 1957 per 50 anni era stata il punto fisso della dolce vita prima di essere stritolata dai debiti, chiusa nel 2011 e svenduta all’asta nel 2018 per meno di un milione di euro. Al Paradiso sono nate le prime cubiste, qui negli anni ’80 erano di casa Bettino Craxi e Gianni De Michelis, più tardi si sono fatti le ossa Fiorello e Jovanotti applauditi da principi, calciatori e attori... Il nuovo progetto la ridisegnerà come un polo multifunzionale dedicato a eventi, presentazioni, mostre, convegni: dal divertimentificio (in provincia c’erano un centinaio di disco e sale da ballo, ora sono meno di 50) al culturamentificio.

Cambia volto Rimini, forse è costretta a farlo. L’assenza del ricco turismo russo si fa sentire: nel 2019 ne erano giunti 100 mila e avevano rappresentato oltre il 50% degli arrivi stranieri, superando anche la tradizionale leadership tedesca. Nei ristoranti i menù restano scritti in cirillico, oltre che in italiano, negli hotel e nei negozi di lusso il personale ha imparato i fondamentali di quella lingua. Ma ora tutto tace e si devono necessariamente fare i conti con almeno 50 voli settimanali tagliati dalla Russia e dall’Ucraina diretti all’aeroporto Federico Fellini. Qui nel gennaio 2022 ha posto la sua base italiana Anex Travel Group, il secondo operatore turistico al mondo per fatturato (un giro di affari di oltre 10 miliardi di euro prima del Covid) e da 25 anni punto di riferimento per il turismo russo. Piange anche lui.

«Quest’anno – dicono gli albergatori – ci hanno salvato polacchi e lituani» con voli Ryanair sempre pieni provenienti da Kaunas, Cracovia e Varsavia. Non sono gli stessi portafogli russi, ma almeno le camere si riempiono. Perché non è così scontato riuscirci. Se ne stanno accorgendo persino i ragazzi di ScuolaZoo che nonostante promettano «una vacanza da paura con mille cose fuori controllo» faticano a vendere le settimane: quella tradizionalmente più hot, dal 14 al 21 agosto, costa 500 euro (con pernottamento e colazione) e ad oggi è completa solo al 37%. Dopo il Covid e la guerra gli hotel arrancano, sono mancati i fondi per le ristrutturazioni, in molti hanno chiuso, altri si sono riconvertiti in bed and breakfast, eliminando i servizi di pranzo e cena che richiedono personale e risorse in più.

 

 


 

DAL LETTINO AL TELO
Persino in spiaggia molti turisti sono passati dal lettino sotto l’ombrellone al telo steso nell'arenile libero. «Sono soprattutto italiani – mi spiega un bagnino -, è come se avessero finito i soldi. Vengono al mare, ma poi risparmiano su tutto. Eppure il nostro resta un turismo popolare: 6 euro il lettino singolo per una giornata, 20 euro per ombrellone e 2 lettini». Turismo popolare e “libero”, sottolinea Jamil Sadegholvaad, il sindaco con origini iraniane, che alla polemica sulle donne musulmane in acqua con il burqa risponde: «Non offendono nessuno, ma si perdono un bel po' del piacere di farsi una nuotata». Lo stesso sindaco risponde per le rime a Karl Lauterbach, il ministro della salute tedesco che ha lanciato l’anatema: “Le vacanze in Italia non hanno futuro. Fa troppo caldo”. Jamil lo ha invitato a Rimini, ricordandogli che la sua città e la Romagna sono state scelte da «milioni di tedeschi come la loro seconda patria. Inoltre Goethe lodava il sole italiano come elemento naturale che dà gioia e sapore alla vita. E poi, ministro, abbiamo pure l'aria condizionata».


CLASSIFICA
A dargli sostegno arriva la classifica del Sole24Ore che inserisce Rimini tra le 10 città più attrattive d’Italia con abitanti tra i 65mila e i 250mila, al punto che risiederci è il sogno di molti: in 4 anni ha guadagnato 2.082 abitanti provenienti da altri Comuni. E presto saranno 4 di più. Me lo racconta in riva al mare Davide, un bimbo palermitano di 9 anni: «Rimini sarà la nuova casa della mia famiglia. Papà qui ha trovato lavoro, fa il capo reparto in un centro che smista pesce. Palermo è sporca, non ci sono attrazioni per i bambini. Qui mi diverto, ci sono anche i delfini. E poi lo sai? Io in Sicilia non ho mai visto la neve. Vorrei giocarci, fare a palle con mio fratello Thomas... Rimini non è lontana dalle montagne. Può succedere». Proprio come in una memorabile scena del film Amarcord di Federico Fellini.

 

 

 

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