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Trieste, rivolta al lido Pedocin: "Qui il bagno voi non lo fate"

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No, qui no, il bagno vestite non ve lo fate. Proprio no. E così scatta la protesta popolare contro un gruppo di donne musulmane che vogliano entrare in acqua vestite di tutto punto, a Trieste. Naturalmente la protesta è stata subito bollata come islamofoba, razzista, e così via. Tutto accade in una calda domenica d’agosto nel triestino Lido Pedocin, un luogo storico, un punto di riferimento per la città, e un posto particolare, in grado di attirare la curiosità di moltissimi anche tra i turisti. Perché è l’unico in Europa dal 1903 dove un muro divide gli uomini dalle donne con bambini. Il gruppo di donne, domenica scorsa è entrato nella sezione femminile, sta per entrare in acqua quando inizia da parte di alcune bagnanti una protesta: «Qui vestite il bagno non ve lo fate», urla più di uno. Interviene anche la security dello stabilimento per tentare di riportare la calma.

«Il problema non è che vengano a fare il bagno con gli abiti, ma il fatto è che con quegli abiti se ne sono andati in giro ovunque e sono andate a passeggio per tutta la città, non è igienico», puntualizza una signora, definendosi non certo razzista ma piuttosto «una persona pulita». Nel frattempo, altre bagnanti intervengono in difesa del gruppo di donne musulmane, appellandosi al «diritto costituzionale di fare bagno come si vuole» e ricordando la libertà di religione. Che veramente, obiettano altri ancora, sembra c’entri poco con la situazione.

RELIGIONE
Infatti chi contesta non lo fa, almeno in linea generale, contro gli usi religiosi, ma per il disagio che comporta vedere delle persone tutte vestite entrare in acqua. Al Pedocin comunque non è una novità che ci siano polemiche di questo tipo. Qualche anno fa alcune bagnanti si sono lamentati per l’uso del burkini – un costume da bagno femminile che copre interamente il corpo, esclusi la faccia, le mani e i piedi- da parte di alcune musulmane e l’idea di vietare loro l’ingresso alla spiaggia da parte dell’allora vicesindaco Roberti sollevò un vero polverone. Su quanto successo domenica scorsa, intanto, anche la politica si sente in dovere di intervenire. Il sindaco Roberto Dipiazza commenta: «Una triestina può andare in bikini in Arabia? No, non può farlo. Quando si arriva in un Paese ci si dovrebbe adeguare non solo alle leggi, ma anche alle abitudini e alle tradizioni del luogo: è il minimo che possiamo pretendere da chi arriva qui da noi». Come lui la pensano Claudio Giacomelli (FdI) e Alberto Polacco (Fi), che ipotizzano nuove regole. Il dem Francesco Russo, invece, tenta la mediazione: «Oggi esiste il burkini».

Del resto il polverone si è alzata anche quando, qualche settimana fa, a Monfalcone il sindaco Anna Maria Cisint ha avanzato la proposta di vietare l’ingresso in mare sulla spiaggia di Marina Julia a chiunque indossi vestiti. Sempre in quest’estate calda, anche dal punto di vista delle polemiche pro o contro i bagni vestiti o meno, bisogna ancora ricordare quanto è successo i primi di luglio, quando è stato annullato il party in piscina per donne musulmane in programma in un acquapark di Limbiate, in Lombardia. In realtà avrebbe dovuto essere «l’evento dell’anno per le donne musulmane», una festa in piscina riservata a sole donne islamiche, ma dopo tante polemiche, l’appuntamento è stato cancellato.

LA FESTA
Lo aveva annunciato la gestione delle “Piscine il Gabbiano di Limbiate”, che ha spiegato come l’evento non poteva più in programma perché «le restrizioni paventate per la giornata non sono in accordo con i nostri ideali», essendo «persone che in primis tengono alla tutela e all'emancipazione delle donne», precisando di aver pensato di affittare la location senza conoscere tutti i dettagli dell'evento, che altrimenti avrebbero rifiutato subito. A criticare l’evento dopo la pubblicità della giornata da parte degli organizzatori di “bahaja-it” - era stata anche l’eurodeputata leghista Isabella Tovaglieri, che ha definito la manifestazione un esempio di «segregazione femminile». Così, tra appelli alla libertà du culto e di buttarsi in acqua in qualsiasi modo si desideri, e contro-appelli al rispetto delle tradizioni occidentali e stigmatizzazioni su atteggiamenti segregazionisti o presunti tali, l’estate rovente prosegue e produce sempre nuove ondate non soltanto di caldo, ma anche di polemiche.

 

 

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