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Scontrini, choc a Potenza: cena tra amici, il prezzo sconvolge l'Italia

Claudia Osmetti
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Nell’estate degli scontrini pazzi, quelli postati a clienti scandalizzati per assurdi rincari imposti del ristoratore (dal sovrapprezzo per il toast diviso a metà ai “caffè d’oro” di Porto Cervo), in realtà mangiare con pochi euro, anche meno di dieci, si può. L’Italia, la buona tavola, non così chic ma coi sapori autentici. Quelli di osterie, di taverne, dei locali “di una volta”, magari a conduzione famigliare, con la nonna (veramente lei) fissa in postazione dietro ai fornelli. Prendi la “Locanda di Federico”, a Lagonegro, in provincia di Potenza: è uno di quei posticini coi calici bassi e la tovaglia a quadretti (verdi), le arcate di mattoni e i piatti bianchi, senza ghirigori. Ed è uno di quei posticini in cui, per un pranzo completo, sette persone, tre antipasti, cinque primi, tre secondi, due contorni, quattro bottiglie d’acqua e una di Coca-cola, sono riuscite a fare cifra tonda. A ribasso, però: 60 euro. Che, a testa, se si decide di dividere il conto alla romana, fanno poco più di 8,5 euro.

 

 

 

BENEDETTO NAVIGATORE

Dice: ma si mangerà male. Macché. Alla “Locanda” in questione ti servono i cavatelli (una pasta tipica lucana) con cozze e fagioli per 4 euro; gli gnocchi alla sorrentina per 3,5; i paccheri con zucchine e gamberetti per lo stesso prezzo, cioè per altri 3,5 euro: e, alla fine, quando arriva il cameriere e ti chiede tutto-a-posto? Prendi il portafoglio e capace che ci resti di sale. «Ma come, c’è un errore?». No, nessuno sbaglio. C’è, semmai, l’ennesimo scontrino che fa il giro del web: solo che, questa volta, il messaggio che racconta è all’incontrario. Stupore sì, ma per un conto sorprendentemente basso. Lo pubblica, lo scontrino, un viaggiatore di Ladispoli. Si chiama Andrea, è appena stato in Calabria per le ferie, e rientrando, (P2) per evitare di restare imbottigliato nel traffico, chiede al navigatore dove può fermarsi. Piacevole imprevisto, doppio. Vale pure per la carta di credito.

 

 

 

Però il punto, ora, è che non c’è mica solo la “Locanda di Federico”, dove si può mangiare a poco prezzo. Solo che locali del genere non scatenano indignazione (anzi) e dunque non fanno notizia. Portiamoci allora al bar pasticceria rosticceria “Perrone” di Alia, nel Palermitano, paesino talmente piccolo che di abitanti ne fa appena 3.500 e che serve il caffè più economico d’Italia: appena 30 centesimi. Roba da altri tempi. Hanno le idee chiare, lì: «Prima del Covid abbiamo fatto il conto e un caffè, a noi, costava 17 centesimi. Cambierebbe niente aumentare a 40 o a 50 (ah, noi, tapini che ce lo beviamo di media a un euro secco, ndr). Il nostro motto è: meglio perdere che perdere il cliente». Hai capito, il Perrone: di tazzine ne fa ogni dì 850, e serve anche il cappuccino a un euro e il caffè freddo a 60 centesimi.

Alla “Cantina da Oliva” a Pontecorvo, vicino a Frosinone, si «mangia come a casa di nonna» (parola delle recisioni online e garanzia universale di qualità ed eccellenza) e si mangia una carbonara a 5 euro; un’amatriciana a 4,5; la pasta e fagioli a 3; il baccalà fritto a 5 euro; la cotoletta e la fettina ambedue a 4 euro. La caprese, tra gli antipasti, te la servono a 3 euro. Piatti semplici, d’accordo, ma intramontabili: «Era tutto buonissimo», racconta chi c’è stato; «mi sono fatta una bella scorpacciata con gli amici e abbiamo pagato pochissimo», conferma un altra cliente; «proprio una bella scoperta», dice un terzo. Perché sì, questi ristorantini, spesso poco pubblicizzati, spesso che campano sul passaparola, spesso nascosti, sono quelle rivelazioni che te la cambiano, la giornata. Ma pure la vacanza.

 

 

 

CARNE E PESCE

Nel quartiere Portuense di Roma c’è l’ “Osteria il 9” che propone, ogni giorno, un menù fisso di carne a 10 euro (per il pesce si spende qualcosina in più, ma si spazia dagli spaghetti alle vongole alla frittura mista al soutè di cozze). A Milano c’è la trattoria toscana “Ovosodo”, quartiere Bovisa, dov’è possibile trovare una lasagna a 5 euro, una salamella affogata nel Chianti a 6 e ordinare un primo “rinfo” (ossia rinforzato) più un contorno per solo 6,5 euro. Consiglio per gli utenti: riapre oggi, dopo la pausa estiva. E poi ancora: a Torino il locale “La Piola” offre, alla carta, il vitello tonnato a 5 euro; il tagliere misto (di salumi e formaggi) a 7; le tajarin, le tipiche tagliatelle piemontesi, salsiccia, funghi e radicchio, a 6; e l’arrosto di maiale alla senape con insalata e mele a 7. Ma chi l’ha detto che dai rincari non si scappa?

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