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Autovelox, valanga di multe annullate? Ecco tutti quelli irregolari

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Claudia Osmetti
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L’Anci, vale a dire l’Associazione nazionale dei Comuni, e in particolare l’Anci del Veneto, scende in campo. Anzi, in strada. Su quelle carreggiate provinciali piene di autovelox per il controllo della velocità (che d’accordo la sicurezza stradale, sacrosanta, ma pure il rispetto delle regole, non solo per chi viaggia in auto, dovrebbe essere una priorità). 

Sta preparando una lettera, una circolare, l’Anci: ha intenzione di mandarla a tutti i sindaci e a tutte le amministrazioni locali per ricordar loro quella cosa non irrilevante che è l’osservanza della normativa sulle istallazioni e le collocazioni e il monitoraggio di ’sti benedetti (si fa per dire) autovelox, che da noi abbondano come il ghiaccio in Alaska: ce ne sono oltre 11mila sull’intero territorio nazionale, nessun altro Paese europeo ne conta così tanti. Innanzitutto, sulle arterie urbane o extraurbane secondarie, che poi sono le strade provinciali, per installarne uno occorre un decreto del prefetto, che può essere dato solo dopo aver convocato una conferenza dei servizi con la Polstrada, la polizia locale e le istituzioni. E, in secondo luogo, questa conferenza deve aver valutato i flussi di traffico, l’incidentalità e la presenza di spazi idonei per le postazioni.

 

Terza cosa, il macchinario dev’essere omologato. Quattro, la strumentazione deve essere verificata anno per anno, ossia va tarata. Perché sennò l’eventuale multa non è valida. Prendi la vicenda di Cadoneghe, nel Padovano. Sulla Statale 307 del Santo. Circa 24mila multe emesse in appena un mese, il limite di velocità abbassato a 50 chilometri orari e un caso che è diventato nazionale, perché prima (il 9 agosto) qualcuno non ancora identificato ha fatto saltare in aria l’autovelox, mettendo fuori uso anche le telecamere di video sorveglianza della zona. L’inchiesta ha poi portato a un avviso di garanzia al capo facente funzione della polizia locale di Cadoneghe, Gianpietro Moro, e un altro recapitato a un agente. Entrambi accusati di falso in atto pubblico: secondo la magistratura, al di là dell’episodio dell’esplosione, l’iter per l’attivazione di quei rilevatori non sarebbe stato effettuato correttamente.

Il risultato è stato doppio: da una parte i cittadini, con la multa (e non solo quella) in saccoccia, avrebbero potuto contestare le infrazioni che erano state contestate a loro volta; dall’altra una figuraccia mediatica, finita sui tutti i giornali con strascichi che non saranno brevi, e infine un’indignazione collettiva. Perché chi viola una regola è sempre nel torto, ma quando lo fa chi quella regola dovrebbe garantirla è anche peggio. 

E, tra parentesi, non c’è solo il caso emerso nel Padovano. C’è l’autovelox di San Leonardo, a Manfredonia, in provincia di Foggia, in Puglia, rimosso a inizio maggio perché quando è entrato in funzione non aveva ottenuto l’autorizzazione paesaggistica: lo avevano installato in un’area sotto vincolo, hanno dovuto smantellarlo di tutta fretta, dopo quasi un anno di attività. Ma nel frattempo? E poi c’è quello di Ciampino, sull’Appia Nuova: 42mila persone multate (dal 2018) e il Comune tirato per le orecchie dall’Anas, la società che si occupa delle infrastrutture stradali, che di autorizzazioni per metterlo proprio lì non ne aveva staccata manco mezza e che, dopo una lunga battaglia in tribunale, e nonostante il ricorso di Ciampino al giudice di pace, l’ha spuntata.

 

D’altronde è scritto chiaro nell’ordinanza della prefettura di Roma che, era il febbraio scorso, ammetteva: trattasi di «istallazione abusiva di autovelox», aprendo di fatto le porte ai ricorsi di massa. E ci sono anche gli autovelox di Ischia, che sono tredici in tutto per una popolazione che arriva a 60mila abitanti, e che, meno di due mesi fa, l’avvocato Vito Mazzella ha portato all’attenzione del ministro dei Trasporti Matteo Salvini, sostenendo che sono «mal segnalati» e che sono troppi perché creano «un’eccessivo controllo del territorio, sono istallati su piccole strade urbane con un evidente abuso da parte delle amministrazioni».

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