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Valtellina, "sono la mia vita": in elicottero per salvare le pecore, un blitz senza precedenti

Luca Puccini
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È che adesso ha anche cominciato a far fresco, specie quando va via il sole: è arrivato (veramente) l’autunno. Eppure per cinque giorni le pecore di Stefano Villani sono rimaste arroccate vicino un crepaccio, a 2.700 metri di quota, in Valmasino, che poi è Valtellina, o meglio: è provincia di Sondrio.

Lassù, ferme, quasi immobili, con pochi metri a disposizione prima del precipizio e qualche arbusto ingiallito per far colazione, pranzo e anche cena: su un monolite dietro la foresta dei Bagni che è una piccola oasi di tranquillità in mezzo alla natura incontaminata.

Forse è un lupo che le ha spinte lì, queste benedette pecore, dall’alpe Pocellizzo, forse ci sono arrivate per i fatti loro, forse vai a sapere: quel che è certo è che, tra sabato e domenica, sono falliti tutti i primi tentativi di riportarle a valle e che il loro allevatore, Villani, che un montanaro di 34 anni ed è anche il titolare di un’azienda agricola che porta il suo nome, di San Martino, nella zona, è deciso. «Non mi arrendo, le riporterò a casa».

 

SCORZA DURA
È uno di quelli con la scorza dura, Villani. Uno che la sua foto del profilo Facebook la dice tutta (dice, infatti: “Non mi fermo quando sono stanco, mi fermo quando ho finito”); uno che, quando il 14 ottobre si è accorto di quel gregge “sparito” ha anzitutto chiamato i vigili del fuoco che, assiema all’elicottero Drago decollato da Malpensa (nella vicina Varese), hanno provato il recupero dal cielo con il verricello, la catena che si cala nel vuoto e si tira su modello carrucola; e dopo, cioè dopo che l’operazione si è rivelata non tanto inutile quanto impossibile da continuare, visto che sono subentrati nebbia e buio, si è messo in cammino con un gruppo di amici per effettuare un salvataggio via terra.

Salvataggio che è pure andato a segno, almeno per i capi (diciassette) che si trovano nelle quote più basse. Questo, tuttavia, il fine settimana scorso. «Ringrazio i pompieri che hanno fatto il possibile, ma io alle mie pecore non ci rinuncio». Questo, invece, Villani ieri. Perché l’ostinazione fa rima con determinazione e mica è detto sia una cosa cattiva.

Anzi: per fortuna, alle volte, che c’è. C’è, per esempio nei capelli ricci di Villani, tirati indietro da una bandana colorata. E c’è nel fatto che, proprio per via della sua caparbietà, non si è dato per vinto. Macchè. Mai dare per vinto un valtellinese. Lui, nello specifico, ha noleggiato un elicottero privato e chiesto all’alpinista Luca Maspes di dargli una mano.

 

Villani, che è anche muratore, assieme alla sua compagna Lucia, di pecore in tutto ne possiede più di duecento, quasi 250: 120 sono quelle che si sono “perse” nello scorso week-end, tutte razze Ciuta e Sopravvissana, quindi autoctone alpine, quindi roba da intenditori; venticinque quelle che sicuramente (purtroppo) sono già morte, precipitate nel dirupo e addirittura in ordine sparso (segno, si vocifera a fondovalle, che il lupo ci sia stato per davvero, sennò si sarebbero ritrovate in un punto e basta).

«Per me, i miei animali non sono numeri», ripete però, e incessantemente da giorni, questo 34enne valtellinese che non si dà pace. E che lunedì ha preso il volo su un elicottero che si è pagato di tasca sua. Costi quel che costi e, c’è da immaginarlo, non è costato una sciocchezza.

A pilotarlo c’era Maurizio Folini: che è uno che fa soccorsi sull’Himalaya, tanto per dire. Ma a Villani interessa una cosa sola, il resto fa da corollario. Un buon montanaro guarda alla sostanza: all’essere riuscito a mettere in sicurezza cinquanta animali. Quelli più “intraprendenti” che avevano imboccato un canale stretto fino ad arrivare su un tratto scosceso della costa.

ESEMPIO PER TUTTI
Ci ha impiegato tutto il giorno, lunedì, Villani a salvare quelle cinquanta pecore. Quando è sceso a valle, in serata, stanco come dopo una giornata in fabbrica, o forse di più, aveva un agnellino sulle spalle: «Sono felice, ma voglio salvarle tutte». Di nuovo. Chiodo fisso. E infatti ieri lo stesso: sveglia alla mattina, scarponi ai piedi, altro giro altra corsa. Su e giù, con l’elicottero e di polpaccio, avanti e indietro, complice (almeno mezza fortuna) una giornata da cielo terso e temperature non troppo rigide. Con l’incubo che nelle prossime ore potrebbe pure mettersi a piovere e poi, sul serio, saranno dolori. «Quanto sta dimostrando in queste ore Stefano», racconta invece Sandro Bambini, che è il presidente della costola sondriese della Coldiretti, l’associazione degli agricoltori, «è una prova di coraggio: mettere a rischio l’utile di un’intera stagione, e forse non basterà nemmeno, per noleggiare un elicottero e salvare le sue pecore, finite a ridosso di un burrone in una zona che neanche i mezzi di soccorso sono riusciti a raggiungere. A lui va tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno».

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