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Soumahoro, la figuraccia più atroce: su cosa incolpava Salvini

Alessandro Gonzato
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Non vedeva, non sentiva, ma poi aveva parlato, Aboubakar Soumahoro: "Ci sono lavoratrici e lavoratori in attesa dello stipendio per un ritardo dovuto alla pubblica amministrazione", questa la spiegazione fornita a Dimartedì, su La7, qualche settimana dopo lo scoppio dello scandalo delle cooperative gestite dalla suocera e in cui la moglie aveva un ruolo di rilievo. Era gennaio 2023. I lavoratori delle cooperative, immigrati e italiani, non prendevano lo stipendio da mesi, alcuni da anni, per colpa del sistema-Italia, secondo l’onorevole ivoriano. E però nel frattempo la procura di Latina ha contestato alle cooperative della famiglia Soumahoro esborsi illeciti per milioni, soldi che per l’accusa sono stati sottratti dal fondo destinato agli stipendi e all’accoglienza degli immigrati e che invece sarebbero stati spesi in hotel, viaggi, ristoranti, negozi di lusso, e come ha rivelato Libero figurano una montagna di spese in enoteche e negozi di liquori.

Poi per Soumahoro, che aveva affidato la sua difesa a un “dossier stampa” - così l’aveva chiamato - datato 9 gennaio 2023, le contestazioni alla cooperativa da parte dei lavoratori erano colpa di Matteo Salvini. «La situazione nel mondo dell’assistenza è critica», si legge ancora sul sito aboubakarsoumahoro.it, «e non certamente da oggi. Lo Stato paga poco, male e tardi, soprattutto dopo l’entrata in vigore del “Decreto sicurezza” nel 2018».

 

Torniamo all’ospitata in tivù. A Soumahoro viene contestato che il cibo nelle strutture dove vivevano gli immigrati scarseggiava. Risposta provocatoria dell’onorevole: «Risulta?». Al pubblico ministero sì: «Alloggi fatiscenti, arredamento inadeguato, condizioni igieniche carenti, derattizzazione e deblatizzazione assenti, riscaldamento assente o comunque non adeguato; carenze nell’erogazione dell’acqua calda, carenze nella conservazione delle carni, insufficienza e scarsa qualità del cibo». Capiamoci: potrebbe aver ragione Soumahoro.

C’è poi Sidi, un migrante che ha lavorato per la Karibu. Giovedì sera, su Rete4 a Dritto e rovescio, il giovane ha puntato il dito contro l’onorevole: «Ci ha ingannato, lui sapeva tutto, perché è della famiglia. Lui era presente in alcune occasioni, quando reclamavamo la mancanza di un trattamento come si deve. Tanti lavoratori, anche i ragazzi rifugiati che stanno al centro», ha continuato Sidi, «sono andati lì e hanno fatto il macello fino a che sono venuti i carabinieri, perché loro volevano i loro diritti, perché non c’erano riscaldamenti, non c’era cibo, non c’erano medicinali, non c’erano vestiti quando faceva freddo». Ma anche in questo caso potrebbe avere ragione Soumahoro. La trasmissione di Del Debbio manda poi in onda un servizio in cui un altro straniero fa sapere di aver avvertito l’onorevole della situazione della Karibu, «ma lui poi è sparito e si è messo con Liliane Murekatete», figlia di Marie Therese Mukamitsindo. Un altro ancora denuncia: «Noi lavoravamo in una situazione vergognosa, il cibo che arrivava era spesso avariato, lei arrivava sempre firmatissima, borse da migliaia di euro e gioielli».

 

 

Potrebbe però aver ragione la moglie di Soumahoro, che respinge ogni addebito. Per lei, che sui social posava vestita di marca e in hotel lussuosi, il marito aveva reclamato «il diritto all’eleganza» sottolineando che quegli scatti risalivano a 4 anni prima di conoscerla: «Io l’ho conosciuta nell’estate 2018». Da lì in poi la procura contesta un’altra sfilza di spese in boutique e centri estetici, altri viaggi e nuovi alberghi, tutti soldi distratti alla gestione dei migranti, sempre stando all’accusa. Ma nell’elenco della procura, va specificato, non c’è il nome di chi ha effettuato le transazioni. Il cognome Murekatate invece figura in molte altre occasioni, anche a partire dall’estate 2018, e a lei - in base a quanto si legge nel dispositivo con cui il gip ha disposto gli arresti domiciliari per Murekatete e madre- alla moglie di Soumaoro dicevamo risultano diretti un bonifico da 3.900 euro e tre da 1.668. Poi alla data 21 aprile 2021 si legge “disposizione a favore di Generali Assicurazioni, polizza veicolo Liliane Murekatete targato (...)”, totale 1.439 euro, transazione proveniente da un conto corrente Bper banca intestato alla cooperativa Karibu. L’auto è una Nissan. Proseguiamo.

 

 

La Lega Braccianti, il sindacato capeggiato da Soumahoro, si trovava nello stabile del Consorzio Aid. Stesso civico, stessi uffici. Lo ha detto la stessa suocera del deputato in un’intervista a Repubblica: «Lui non ci veniva mai. Ci ha messo un ragazzo per fare campagne di sensibilizzazione sui braccianti sfruttati». Ci sono video in cui Soumahoro manifesta per i diritti dei braccianti proprio di fronte alla sede della cooperativa. C’è poi la casa da 360mila euro nel quartiere romano di Casal Palocco che Abou (nel 2021, 8mila euro annui di reddito) avrebbe comprato anche grazie al suo libro- ha detto- 9mila copie vendute. Al massimo 11mila euro... Rileggiamo il “dossier” scritto dall’onorevole eletto da Verdi e Sinistra e portato in trionfo da Bonelli e Fratoianni: «A chi spettava controllare? Al ministero degli Interni, ai Comuni competenti e agli altri Enti locali, o è Aboubakar Soumahoro che avrebbe dovuto sostituirsi ad essi?». Nel suo mitologico video con mani giunte e annesso tentativo di pianto - dimenticabile performance - diceva che chi lo attaccava temeva le sue lotte a favore dei migranti.

 

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