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Verona, la sinistra cancella il Natale: lo sfregio (e la bugia) del sindaco Tommasi

Alessandro Gonzato
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La meteora elimina la stella. Damiano Tommasi, ex calciatore poi sindaco di Verona per una congiuntura astrale irripetibile, in un anno e mezzo - da quando sbanda alla guida della città - ne ha cancellati trentanove di tradizione. Via la grande cometa di Natale in piazza Bra, di fronte all’Arena ritrovo per generazioni di bambini e genitori, attrazione anche per i turisti - e al suo posto, pare, laser colorati. A Libero risulta che la trattativa con la ditta che fornirà le luci sia in fase conclusiva anche perché all’Avvento mancano due settimane - e così crollerebbe la narrazione della giunta Tommasi per la quale l’amministrazione ha fatto di tutto fino alla fine per riparare la stella ma non ci sarebbe stato nulla da fare.

 

UGUAGLIANZA ETNICA
Lo scorso gennaio era crollato il basamento, però la cometa è stata dissequestrata a settembre. Secondo i Dem non c’era il tempo per aggiustarla. Per il centrodestra era ed è una scusa per cancellare un simbolo legato alla tradizione cristiana, come l’Università europea di Fiesole che cancella la parola “Natale” in nome dell’uguaglianza etnica. È il progressismo, signori, e signore. L’amministrazione Dem di Verona prima ha provato a respingere le accuse: «Vogliamo riportare la stella al suo posto». Poi ha iniziato a togliersi la maschera: «Difficile ripararla». Alla fine Tommasi l’ha gettata: «Pensiamo alle alternative». E pensare che oltre due mesi fa un’importante ditta, la Iron Beton, si era offerta per sistemare tutto: «Il tempo è sufficiente non solo per riparare il basamento che poggia sui gradoni dell’Arena, ma anche, in collaborazione con qualche ingegnere o architetto specializzato in sicurezza, per riprogettare le fasi di montaggio e smontaggio con un protocollo più moderno e condiviso».

E quindi? Quindi la giunta Tommasi ha traccheggiato e lo fa tutt’ora. Sempre a Libero risulta che l’amministrazione stia fingendo grande impegno, a livello burocratico, per riposizionare la stella: l’obiettivo è quello di saltare fuori tra qualche giorno e dire alla città che il via libera è arrivato troppo tardi, e a questo scopo la giunta starebbe oberando gli uffici tecnici di richieste d’autorizzazione per posticipare il più possibile le risposte. E così in questo tragicomico anno e mezzo Tommasi e i solerti assessori hanno installato le “panchine inclusive”, col buco in mezzo per le carrozzine ma le carrozzine non ci stanno, e hanno smontato il simbolo della città durante il Natale. È dall’84 che la stella e l’Arena sono indivisibili, e la città – anche chi aveva votato Tommasi di fronte a un centrodestra che s’era spaccato in due – i veronesi, dicevamo, considerano la rimozione della stella uno sgarbo. Non c’è veronese che non abbia giocato almeno una volta tra i raggi della cometa. È, o meglio era parte della città. Ora invece è l’ex compagno di squadra di Cassano che coi suoi vice (non di Cassano) gioca con le tradizioni, e anche se Natale verrà lo stesso, i veronesi difficilmente dimenticheranno.

GLI INSUCCESSI
Non hanno dimenticato il patrocinio del Comune al manuale per l’inseminazione artificiale fai-da-te che spiegava il “metodo della pipetta”; non dimenticano la propaganda gender tra i bambini che vorrebbe abolire la differenza tra maschi e femmine; non dimenticano il consiglio dell’assessore all’(Im)mobilità: «La città è congestionata dal traffico? Partite prima e andate in bicicletta». L’ha detto veramente. Sono solo alcune medaglie. Adesso Verona perderà il suo simbolo dell’Avvento ma guadagnerà i laser colorati, una triste discoteca. C’è però anche la possibilità che Tommasi non abbia fatto riparare la stella in tempo perché non si è accorto che era Natale. Andrebbe capito. Come diceva Pozzetto, il Natale quando arriva arriva.

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