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Nota all'alunno? Aspettano la prof fuori: Treviso, un caso inquietante

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Serenella Bettin
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 Una volta - e non è retorica, solo una considerazione quando l’insegnante entrava in classe ci si alzava in piedi. E fino a che tutti non fossero stati in piedi, l’insegnante stava fermo lì, dritto sulla porta. E una volta si dava del “lei” ai professori. E se qualcuno portava a casa una nota stampata sul diario con la penna rossa, i genitori non fiatavano e gli alunni anche. Ora a scuola si susseguono storie di maleducazione e violenza, e il quadro che ne esce è alquanto preoccupante. Oltre che inquietante.

Emblematico è quanto accaduto in Veneto, alla scuola media Crespani a Badoere, frazione di Morgano, della provincia di Treviso. È il 14 novembre scorso. Un’insegnante mette una nota disciplinare a un alunno e finite le lezioni, lui la aspetta nel parcheggio della scuola con altri suoi compagni. L’insegnante viene accerchiata dai ragazzi che pare esordiscano così: «Non ti devi più permettere, altrimenti te la faremo pagare».

 

 

 

La docente, sconvolta, dopo essersi ripresa, prima informa i vertici dell’istituto comprensivo di Quinto di Treviso e Morgano, dove appunto insegna, e poi, intenzionata ad andare fino in fondo, scrive una lettera all’amministrazione comunale di Morgano, che prende in carico il caso. La professoressa racconta l’accaduto, chiede una sensibilizzazione delle famiglie. In Comune si attivano subito, chiedendo in primis di passare in rassegna le immagini registrate dalle telecamere di video sorveglianza e poi di convocare i genitori dei ragazzi, senza escludere la possibilità di procedere con delle denunce. Ma, dopo un primo braccio di ferro tra scuola e Comune, la scuola decide di procedere internamente.

Noi di Libero siamo riusciti a metterci in contatto con il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo in questione, Antonio Mele, che racconta una realtà più mielata. «È successo - ci racconta Mele - che all’uscita della scuola un ragazzo che aveva avuto una nota disciplinare abbia apostrofato la professoressa dandole del tu, con due amici». Il dirigente racconta che il ragazzino avrebbe pronunciato “solo” frasi come: «Mi hai messo la nota, eh? Mi hai messo la nota? Perché mi hai messo la nota?». Alla nostra domanda se la professoressa fosse stata o no minacciata, risponde così: «Non posso rispondere a questa domanda. Il tono e il contesto potevano sembrare minacciosi, ma io ho parlato con la professoressa dopo l’accaduto, e se ci fosse stata rilevanza penale sarei andato subito dai carabinieri. Qui è stato infranto il regolamento di istituto».

 

 

 

Va bene, ma allora che vuol dire? «Che i ragazzini hanno mancato di rispetto alla professoressa. Si sono rivolti alla docente in modo del tutto irrispettoso, e quindi hanno violato il regolamento di istituto, ma la prego di considerare che si tratta di ragazzini delle scuole medie e vorrei si avesse rispetto di questi ragazzi. La scuola ha una finalità educativa e da qui parte l’educazione al garantismo». Il preside in sostanza ritiene che questo comportamento sia sì «grave, ma dal punto di vista scolastico. È un caso di grave ineducazione- rimarca, - da parte di alcuni alunni nei confronti di una docente, in un parcheggio all’esterno della scuola tra l’altro. Non è che varcata la soglia del cancello ce ne laviamo le mani, però quello che stanno raccontando è una tempesta in un bicchiere d’acqua».

«La direzione si è prontamente attivata- continua Mele - e verso i ragazzi è stato avviato un procedimento disciplinare che prevede che il consiglio di classe si riunisca decidendo le sanzioni che si dovranno irrogare. Ma queste azioni non le decido io. È il consiglio di classe che decide». Qualora i ragazzini dovessero essere puniti, potrebbero essere sospesi o mandati ad aiutare i collaboratori scolastici nelle pulizie. Cosa che magari che li farebbe redimere. Ma i genitori? Sono stati convocati? Sono passati quindici giorni. Oltre alla nota, casus belli del fatto, ne è seguita un’altra? «Guardi, le regole della scuola - spiega Mele sono cambiate. Non sono le stesse di trent’anni fa. Ora le note si vedono dal registro elettronico. Ai genitori, che saranno convocati nel consiglio straordinario, arriva la comunicazione dell’ avvio del procedimento disciplinare. E poi le posso dire? I costumi sono molto cambiati. Io ogni giorno lavoro con genitori e ragazzini che mi danno del tu». Sarà. Ma a noi non pare un bel costume. Preferivamo le note rosse con la bic. Il “lei” ai docenti. E quando il prof entrava in classe, tutti in piedi. Ora si alzano, ma per minacciare i professori.

 

 

 

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