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Prima della Scala, l'urlatore rivela: "Cosa è successo a metà del primo atto"

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"Viva l’Italia antifascista”: un loggionista lo ha urlato ieri al Teatro alla Scala dopo che l'orchestra aveva finito di suonare l'inno di Mameli, dunque pochi secondi prima dell’inizio del “Don Carlo” per la Prima della Scala. Dopo l'urlo, è intervenuta la Digos che ha subito identificato il responsabile. Si tratta di Marco Vizzardelli, appassionato di lirica, loggionista e giornalista esperto di equitazione. Quest'ultimo, contattato dall'Ansa, ha quindi commentato: "L'ho buttata sul ridere, ho detto agli agenti che avrebbero dovuto legarmi e arrestarmi se avessi detto il contrario, 'viva l'Italia fascista', ma così no".

Vizzardelli ha spiegato che "a metà del primo atto si è avvicinato un individuo e ho capito che si trattava di un agente in borghese. Mi sono un po’ spaventato e mi ha fatto un gesto di stare tranquillo. Alla fine dell'atto mi ha mostrato il tesserino e mi ha detto che voleva identificarmi, ma gli ho risposto che non avevo fatto nulla di male e che non aveva nessun senso in un paese democratico". Nel corso dell'intervallo, ha proseguito l'uomo, "sono andato nel foyer e lì mi hanno fermato in quattro: mi hanno detto che erano della Digos e che dovevano identificarmi. Ho ribadito che non aveva senso e poi l'ho buttata sul ridere, spiegando che avrebbero dovuto legarmi e arrestarmi se avessi detto 'viva l'Italia fascista’. Si sono messi a ridere anche loro, ma mi hanno detto che dovevano fare così. E quindi mi hanno fotografato la carta d'identità".

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