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Uffizi, l'uomo dei record pronto a sfidare il Pd a Firenze

Luca Beatrice
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Capodimonte o Palazzo Vecchio? Accettare la sfida per un altro miracolo museale, questa volta a Napoli, oppure buttarsi in politica per amministrare Firenze, la città che ormai considera e sua e che non vorrebbe lasciare, andando incontro ai desideri della moglie Roberta Bartoli, storica dell’arte anche lei? Nei prossimi giorni sono attesi i nomi dei nuovi direttori per i musei di prima fascia e non è un mistero che il ministro Sangiuliano vorrebbe Eike Schmidt nel ruolo di Silvayn Bellenger, dunque la decisione tra arte e politica dovrà essere presa molto presto, e al momento l’uomo che ha rilanciato gli Uffizi a livello mondiale non scioglie ancora le riserve nell’una o nell’altra direzione. Nel frattempo ha incassato l’elogio del Times, evento alquanto raro per un italiano: si, perché Schmidt nato a Friburgo nel 1968, dal 29 novembre è diventato nostro concittadino e dunque il primato di essere stato il primo direttore straniero in 442 anni di storia degli Uffizi si è tinto di azzurro.

 

Schmidt chiude il doppio mandato, iniziato nel 2015 e confermato nel 2019, con 5 milioni di visitatori l’anno, primo museo sul nostro territorio per visitatori. I numeri da soli, però, non bastano, vanno letti e interpretati, anzi a volte possono rappresentare un deterrente per la reale crescita di un’istituzione culturale. Diventare più popolari senza perdere in autorevolezza è lo scopo principale di una politica culturale. Analizzare, capire, tradurre i dati diventa dunque indispensabile per introdurre delle novità. Schmidt ha pensato per esempio a prezzi dinamici proprio come accade nel turismo, i 25 euro del biglietto intero possono ridursi a 12 in bassa stagione o a 19 prima delle 8.45 di mattina. Anche le aperture del museo devono essere flessibili, nei ponti di maggior affluenza - come all’Immacolata - porte aperte fino alle 22. Il museo è sempre specchio della società attuale anche se raccoglie arte antica, dunque gli Uffizi di oggi dedicano più spazio alle donne, da Artemisia Gentileschi a Plautilla Nelli, nella galleria dei ritratti sono state acquisite opere di pittori non occidentali.

 

 

Schmidt ha ripristinato l’andamento cronologico che è sempre il più ordinato, ha migliorato l’illuminazione, evitato le zone a imbuto. Prima del suo arrivo gli Uffizi non possedevano uno sito web e ora sono seguitissimi su Tik Tok; il caso Ferragni, accompagnato da uno stuolo di inutili polemiche, ha rappresentato l’epifenomeno della necessità del cambiamento: con il post dell’influencer i visitatori giovani aumentarono considerevolmente nel weekend successivo alla sua visita, strategia intelligente per cercare di fidelizzare un pubblico nuovo che forse degli Uffizi aveva appena sentito parlare. Schmidt conosce molto bene le regole della comunicazione, gli piace comparire sui media, rilasciare interviste, non ha avuto paura a contaminare di pop le sale polverose del vecchio museo. A conferma della capacità di interpretare il presente, si è fatto promotore della campagna di restituzione delle opere sottratte dai nazisti, in particolare ha ottenuto il Vaso di fiori del fiammingo Jan van Huysum.

 

Non sarà facile raccogliere l’eredità di questo tedesco italiano geniale, che ha studiato ad Heidelberg, la famosa università citata da Heinrich Boll, fin dagli anni ‘90 attivo nel nostro Paese come ogni storico dell’arte che si rispetti, prima a Bologna poi a Firenze, cui si somma l’importante esperienza americana come curatore alla National Gallery di Washington, al Paul Getty Museum di Los Angeles e a Minneapolis dove ha insediato un nuovo dipartimento di arti ebraiche. Al suo attivo oltre 200 pubblicazioni scientifiche, Schmidt è profondo conoscitore del mercato, ha lavorato a Sotheby’s Londra ed è stato consulente del Tefaf a Mastricht. Se non ci fosse la regola dei due mandati di sicuro sarebbe rimasto agli Uffizi. Non escludo il ritorno, ha detto. A breve dovrà dipanare il dubbio: provare a rivoluzionare Capodimonte o tentare la partita amministrativa del dopo Nardella, in una città diventata contendibile dal centro destra. Partite entrambe complesse, in ogni caso facciamo il tifo per lui.

 

 

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