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Firenze, lo strano caso di un centrodestra a cui piace il sindaco stranieri

Francesco Specchia
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Prima venne Gabriel Omar Batitusta il “Re Leone”, eroe calcistico catarifrangente, specializzato nei colpi di testa (come l’attuale centrodestra toscano), argentino. Ora, per la candidatura a sindaco di Firenze si palesa all’orizzonte Eike Schmidt, il mitico direttore degli Uffizi, tedesco. E, in futuro potrebbero pensare a Sting, cantante, inglese che vive nel Chianti; o, magari a Orson Welles, regista, americano frequentatore assiduo di piazza della Signoria, se non fosse lievemente defunto. C’è uno certo slancio situazionistico, nella cocciutaggine del centrodestra fiorentino di ravanare tra candidati stranieri da opporre alla prossime Comunali all’attuale primo cittadino Dario Nardella, Pd. Facile fare i patrioti con i Comuni degli altri. Rivela La Nazione che in queste ore il plenipotenziario di Fratelli d’Italia in Toscana Giovanni Donzelli stia incontrando il direttore degli Uffizi il quale, dopo otto annidi faticoso lavoro, vorrebbe anche cambiar un po’ aria; e quella di Palazzo vecchio sarebbe puro ossigeno dopo anni di polveroso impegno culturale. Tra l’altro neanche troppo polveroso: Herr Schmidt, arrivato con i concorsi internazionali per i sovrintendenti varati dall’ ex ministro della Cultura Franceschini è quello che ha introdotto il pop tra i corridoi austeri delle Gallerie.

Ha varato mostre di fumetti horror con un’esposizione intitolata Mostri tra statue ed ibridi sublimi, subito accusato di violazione della sacralità dell’opera d’arte da parte della sinistra. Ha insufflato il marketing ispirato da Chiara Ferragni, ingigantendo il bacino social del museo. Ha invitato a suonare nella sala del Botticelli il cantautore Emanuele Aloia - uno che conta più di 92 milioni di streaming e 68,5 milioni di views con la sua musica - che proprio ai capolavori ha dedicato una canzone del suo ultimo album La sindrome di Stendhal. Arte e divulgazione, sono lo stigma del direttore germanico. Che, tra l’altro, rispetto alla candidatura più ardita di Batistuta potrebbe ottenere in tempo la cittadinanza italiana di rimbalzo, per via delle moglie, la storica dell’arte Roberta Bartoli.

 


Comunque sia, Schmidt non è affatto un bischero. Riconosciuto come uno dei massimi esperti e conoscitori di scultura europea del Rinascimento e Barocco, ha all’attivo oltre 200 pubblicazioni scientifiche e incarichi planetari; ed è l’uomo –serve riconoscerlo- che ha sbriciolato tutti i record della gestione degli Uffizi. In più, come dice Vittorio Sgarbi, «ha una contrapposizione storica con Nardella. E sarebbe finalmente uno straniero in un ruolo di comando politico. Con noi in ogni caso Schmidt avrà un posto di rilievo, anche in un altro grande museo dopo gli Uffizi». E, peraltro non è sfuggito ai più, di Schmidt un inquieto attivismo comunicativo, che lo ha spinto a dichiarazioni sulla città apparentemente snodate fra loro. Roba tipo «in questi otto anni di mia permanenza in città, purtroppo, Firenze è cambiata e in peggio. È più sporca e la questione sicurezza si è aggravata. Io negli anni '90 studiavo all’Archivio di Stato e all’Istituto Germanico e la sera si poteva camminare tranquillamente. Ora sentiamo sempre più spesso di assalti a donne e bambini».

O come quella sulla tassa di soggiorno: «A Firenze non sarebbe praticabile. Forse, se avessimo ancora la cinta muraria. La cosa più giusta sarebbe una tassa di atterraggio. I cittadini italiani hanno libertà di spostamento nel Paese e questo vale anche per gli europei, ma per gli extracomunitari una tassa del genere sarebbe possibile e forse giusta. Il vero problema però sono i turisti giornalieri, quelli mordi e sfuggi. Non portano nulla alla città e sfuggono a chi dovrebbe gestirli». Per non dire delle polemiche culturali. Vasto programma, direbbe qualcuno. Ma magari non per un sindaco volenteroso...

 

 

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